Regia di David Grieco vedi scheda film
Ricostruzione degli ultimi giorni di Pasolini: è il 1975 e, appena terminato di girare Salò o le 120 giornate di Sodoma, il regista viene a contatto con Pino Pelosi, delinquentello minorenne che sarà il principale responsabile della sua morte.
Attore in una parte marginale per Teorema (1968) e amico personale di Pier Paolo Pasolini, sulle spalle una buona mole di ulteriori esperienze nel cinema (principalmente come sceneggiatore, più volte con Sergio Citti), David Grieco è indubbiamente qualificato per tentare una ricostruzione attendibile degli ultimi giorni di vita del regista e scrittore. Lo fa con questo La macchinazione, tratto dal suo romanzo omonimo con un copione firmato insieme a Guido Bulla: un film diretto in maniera asciutta e formalmente apprezzabile, senza eccessivi fronzoli nè estetici, nè contenutistici, cosa assolutamente da rimarcare visto che si tratta dell'opera seconda a soggetto per Grieco, a ben 12 anni di distanza dall'esordio con Evilenko (2004). L'idea poi di far interpretare il protagonista a Massimo Ranieri, la cui somiglianza con PPP è evidente, dovrebbe dare una marcia in più al film: e invece ne costituisce uno dei limiti maggiori, per quanto non grave. Ranieri offre infatti una prestazione sotto tono per le sue possibilità e il suo Pasolini non è mai granchè convincente, forse anche per colpe di scrittura del personaggio (sempre meglio rappresentato del Pasolini da Aurelio Grimaldi); fra gli altri elementi del cast vanno senz'altro citati Milena Vukotic, Libero De Rienzo, Roberto Citran, Paolo Bonacelli (attore in Salò, dettaglio non trascurabile) e Matteo Taranto. La colonna sonora pesca a piene mani dall'album Atom earth mother dei Pink Floyd (1970). Le impietose didascalie finali ci ricordano come le circostanze che hanno portato al delitto dell'intellettuale e artista non siano mai state sufficientemente chiarite e come i colpevoli fossero più di uno, ma ciononostante siano sfuggiti alla giustizia. 5,5/10.
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