Regia di Ava DuVernay vedi scheda film
Film edificante e lodevole nel suo intento di raccontare, soprattutto alle generazioni più giovani, la figura del più grande leader della nonviolenza negli Stati Uniti degli anni ’60. Il racconto si focalizza essenzialmente sul periodo che vide il movimento per l’emancipazione della popolazione di colore in lotta contro la politica dell’allora governatore dell’Alabama George Wallace. Cinematograficamente non si tratta di un capolavoro. Il film risente di alcune lentezze, soprattutto nelle scene di dialogo tra Martin Luther King jr. e la moglie e in quelle che ripercorrono le difficoltà interne al movimento. Al contrario, la messa in scena delle marce di protesta e la ricostruzione delle continue trattative fra le parti riescono a coinvolgere emotivamente lo spettatore, fino ad un finale nel quale l’alternanza tra immagini documentarie e fiction appaiono senza dubbio efficaci. Buona la scelta degli attori chiamati ad interpretare personaggi il cui volto è restato nella memoria degli ultracinquantenni. Tom Wlkinson ha la faccia giusta per Lyndon B. Johnson, presidente democratico mediocre e schiacciato dall’eredità lasciatagli dal suo predecessore John F. Kennedy, senza il cui assassinio non sarebbe probabilmente mai arrivato al vertice della Casa Bianca. Prova ancor più convincente da parte di Tim Roth nel ruolo del famigerato governatore George Wallace. Disgraziatamente, appare solo in rari e brevi momenti della pellicola, ma la sua recitazione cinica e sorniona si fa notare. Il compito più difficile toccava ovviamente al protagonista del film e, secondo me, David Oyelowo ne esce a testa alta, soprattutto nel riprendere i comizi del leader nero dopo averli studiati a fondo. L’attore riesce a riprenderne la verve oratoria, il timbro vocale e la gestualità, come salta agli occhi nel confronto tra le immagini di repertorio e le scene conclusive del film. Poco più di un cameo per Martin Sheen, giudice del tribunale di Montgomery, Alabama. Colonna sonora quasi inevitabilmente efficace, tra gospel, jazz e folk di quegli anni.
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