Regia di Ava DuVernay vedi scheda film
Ritratto asciuto ma privo di una certa patina iconografica piuttosto usuale in certe biografie contemporanee, la regista Ava DuVerney riporta al cinema la figura di Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili della popolazione afroamericana negli anni '60, attraverso un episodio fondamentale della suo biografia, ovvero la marcia nel 1965 da Selma a Montgomery, capitale dello stato dell'Alabama, per protestare pacificamente contro l'illegale boicottaggio dell'amministarzione locale nell'impedire alla popolazione di colore di poter votare.
Lo stile adottato dalla regista è volutamente minimalista, quasi rituale attraverso un resoconto didascalico e schematico delle varie tappe che si susseguono in uno stile quasi documentaristico ma, in quanto tale, troppo ordinario e convenzionale, specie nella prima parte, e risultando quindi spesso monocorde o scontate nella maggior parte dei casi.
La marcia da Selma a Montgomery infatti non riesce ad esprimerne la forza e l'impatto rivoluzionario che dovrebbe e appare al contrario troppo macchinosa, fiacca e dimessa (interessante l'abbinare alla finzione filmica i veri filmati d'epoca ma con il risultato di far risaltare ulteriormente l'impianto documentaristico, quasi televisivo, dell'intera operazione).
Il personaggio di Martin Luther King (David Oyelowo), raccontato in realtà senza alcun filtro celebrativo, rimane quindi intrappolato in vicende familiari o a risvolti marginali nel tentativo, comunque lodevole, di metterne in risalto le debolezze e soprattuto l'umanità e cercando al contempo di fornirne un ritratto forte ma soprattutto credibile in quanto uomo di fede e non soltanto come statista.
A discapito di questo e di altri aspetti che ne impediscono una maggiore valutazione, Selma è comunque un film discreto che oltre ai suoi intenti di cinema d'impegno civile va apprezzato anche per essere un racconto onesto, anche commovente e privo di un'eccessiva retorica.
VOTO: 6
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