Regia di Gianfranco Cabiddu vedi scheda film
Cuci insieme Eduardo De Filippo (L'arte della commedia) e il bardo sotto la direzione di un regista che sa osare a costo di qualche inciampo (Il figlio di Bakunin, Passaggi di tempo, Faber in Sardegna) e ottieni un dramedy assai originale, una metafora acuta sul significato di libertà dell'arte. La vicenda raccontata è quella di una piccola compagnia di attori teatrali che - nel primissimo secondo dopoguerra - si trova sulla stessa imbarcazione sulla quale quattro camorristi stanno viaggiando per raggiungere il carcere dell'isola dell'Asinara, in Sardegna. Una tempesta coglie tutti di sorpresa e tanto gli attori quanto tre dei quattro camorristi sopravvivono e vengono rinchiusi nel carcere indistintamente. Il direttore della casa circondariale (Fantastichini) confida nella possibilità di riuscire a svelare la vera identità degli attori chiedendo loro di allestire una commedia - La Tempesta di Shakespeare - per scoprire, dalla qualità delle recitazione, chi sia un vero attore e chi no. Nel frattempo, la giovanissima figlia del direttore si innamora del quarto camorrista naufrago, finito in un altro punto dell'isola.
Racconto picaresco articolato in forma metanarrativa (la messa in scena racconta la liason dei due giovani amanti a seguito della tempesta, ma anche gli altri teatranti sono doppi della commedia stessa), La stoffa dei sogni soffre un po' sul piano del ritmo e sul rivolo narrativo del pastore, terzo artefice di una forma di cattività che colpisce indistintamente tutti i personaggi. Al tempo stesso, è proprio la dialettica tra segregazione e libertà il vero valore aggiunto del film, che declina il tema in ragione della forza liberatrice della fantasia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta