Regia di Matjaz Klopcic vedi scheda film
[Mio papà, il "kulak" socialista]. E' una riuscita satira socio-politica, che riesce a conquistare il difficile equilibrio dell'ironia, del lieve umorismo, dell'allusione, evitando la presa in giro, in stile farsa grossolana e sopra le righe. Della seconda son capaci tutti, della prima non direi proprio. Intendiamoci, non per questo la satira è meno incisiva. Anzi.
Il film racconta il passaggio al comunismo jugoslavo di un paesino sloveno, e lo fa senza nascondere contraddizioni e ipocrisie dell'intero processo. Quanto alle contraddizioni, vediamo i contadini prima ottenere la terra espropriata ai proprietari, e subito dopo venire a loro volta espropriati a favore dello Stato, condizione che sarebbe rimasta fino all'indipendenza della Slovenia nel 1991. Altra contraddizione è che, ora che la libertà viene sbandierata in ogni occasione e persino nei saluti (Morte al fascismo! Risposta: Libertà al popolo!) diviene molto pericoloso criticare apertamente la politica del governo, pena la galera.
Tra le ipocrisie troviamo ad esempio il fatto che la macellazione degli animali è ufficialmente controllata rigidamente dallo Stato, ma i funzionari del partito sono i primi a passarsi sottobanco carne macellata illegalmente. Inoltre, se prima Stalin veniva osannato perché amico di Tito, quando questi rompe col dittatore sovietico diventa di colpo un tabù persino farne il nome in pubblico, e i suoi ritratti vengono alla chetichella staccati dalle pareti.
Se poi il partito cerca in ogni modo di eliminare la fede religiosa dal popolo - in quegli anni molti sacerdoti furono assassinati - viene imposta una fede politica assai più rigida della prima, con la sua ortodossia e i suoi dogmi, alla quale tutti sono obbligati.
Quanto al conformismo politico, si possono osservare tra i personaggi diversi atteggiamenti: chi crede sinceramente nel comunismo, chi no ma finge per non avere grane, chi ancora non gli importa della politica ma simula entusiasmo e ortodossia per avere approvazione sociale e un buon posto di lavoro...
Spiegata così potrebbe sembrare una pellicola serissima e magari pesante; invece è una commedia leggera, ben diretta e recitata, che riesce a raccontare i drammi, che quando fu girata erano ancora ricordo di molti, con una punta di umorismo, senza mai passare ai toni drammatici. I dialoghi sono ben scritti, il montaggio si fa notare più volte (soprattutto per gli stacchi al punto giusto), e la fotografia coloratissima rende più piacevole il tutto. Stupisce poi la forza satirica del film, e fa vedere come nel 1987 in Jugoslavia si potesse dire tutto o quasi, e che ad essa non credeva praticamente più nessuno. La pellicola è inedita in Italia, ma proprio meriterebbe un po' di considerazione. La versione originale rivela poi un vizio degli sloveni, per molti altri versi un grande popolo: cioè quello di parlare in sloveno e bestemmiare in italiano, magari senza sapere quello che dicono. Curiosità linquistica tutta da studiare.
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