Regia di Gianfranco Cabiddu vedi scheda film
A metà anni 70, Fabrizio De André prende una decisione: acquistare una fattoria e un appezzamento di terreno nei pressi di Tempio Pausania. Quando si trasferisce nella tenuta dell’Agnata, con la compagna Dori Ghezzi incinta di Luvi e con il figlio adolescente Cristiano, la casa è in decadenza e i dintorni selvaggi: il sogno del cantautore è quello di lavorare la terra e fare, semplicemente, il contadino, anche se - Dori lo sa e lo ribadisce alla camera di Gianfranco Cabiddu - gli è praticamente impossibile appendere al chiodo la chitarra. Distribuito in coppia con l’ultimo concerto, tenutosi al Brancaccio di Roma nel 1998, un anno prima della morte, Faber in Sardegna tenta di indagare il rapporto contraddittorio che ha legato l’artista genovese e la terra sarda, la necessità di isolarsi (appunto) da un’Italia in tumulto e da un mondo dello showbiz malsopportato da sempre, l’episodio doloroso del rapimento (poi cantato in Hotel Supramonte), l’eredità ancora oggi vivissima del suo amato canzoniere, riproposto ogni anno sul prato dell’Agnata da autori storici ed emergenti (assistiamo a stralci di esibizioni di Cristiano De André, Morgan, Paolo Fresu, Teresa De Sio e a una commossa lettura di Lella Costa). Le interviste a Dori Ghezzi e ad altre personalità vicine a Faber si intrecciano a rari e intimi filmati di repertorio, ma purtroppo la sensazione è quella di un arrestarsi in superficie, davanti a una figura ancora indecifrabile. I fan, comunque, apprezzeranno.
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