Trama
Cinque ragazzi, che hanno studiato a Pisa e condiviso la stessa casa, si apprestano a vivere l'ultimo fine settimana tutti insieme. Con alle spalle amori nati e finiti, notti insonni sui libri e festeggiamenti per gli esami universitari superati, i cinque prenderanno ognuno decisioni diverse e andranno incontro a scelte che cambieranno per sempre le loro vite, lasciandosi alle spalle adolescenza e momenti belli, nella consapevolezza che non si vedranno più.
Approfondimento
FINO A QUI TUTTO BENE: DIVENTARE ADULTI CON GLI AMICI
Diretto da Roan Johnson e scritto dal regista con Ottavia Madeddu, Fino a qui tutto bene racconta gli ultimi tre giorni passati insieme da cinque ragazzi che hanno studiato e vissuto nella stessa abitazione e che sono pronti a prendere ognuno un percorso diverso e ad assumersi le proprie responsabilità da adulti. Con la direzione della fotografia di Davide Manca e le scenografie e i costumi di Rincen Caravacci, Fino a qui tutto bene è stato prodotto da Johnson con la collaborazione degli autori, degli attori e della troupe del film. Presentato nella sezione Prospettive Italia del Festival di Roma 2014, la commedia viene così raccontata dal regista: «Nel 2013, l'Università di Pisa mi chiede di fare un documentario e mi sorprendo ad ascoltare ragazzi che, anziché lamentarsi per la crisi, hanno un atteggiamento di sfida. Di rilanciare, piuttosto che arrendersi.
Per questo, quando ci è venuta l'idea per raccontare la fine quel periodo protetto e acerbo, anziché seguire il classico percorso che ci avrebbe portato a sentirci dire che avremmo dovuto aspettare, che i soldi erano finiti, che avremmo dovuto scendere a compromessi produttivi, abbiamo deciso di fare da soli, di non arrenderci, di puntare in alto.
Questo film sull'amicizia è stato fatto grazie agli amici, alcuni professionisti del settore, altri semplicemente amici. L'organizzatore era il proprietario di una libreria, il data manager uno stagista del Tirreno, la segretaria di edizione era la sceneggiatrice e mia compagna, incinta di cinque mesi. Avevamo un solo macchinista/elettricista, una sola costumista/scenografa. Con questa "Armata Brancaleone" siamo stati liberi di fare un film che ci apparteneva. Gli attori dormivano nella casa dove giravamo così diventavano davvero coinquilini.
Questo clima ci ha fatto diventare i personaggi del film: gli attori indossavano i loro veri vestiti, le stanze erano le loro, e quando abbiamo dovuto lasciare quella casa, avevamo tutti davvero un groppo in gola».
Note
L’angloitaliano Johnson, dopo il buon esordio con "I primi della lista", conferma il suo sguardo fresco e gentile, scavalca la retorica e abbraccia i limiti dei suoi personaggi, li rende vivi. Un ritratto essenziale, privo di grandi ambizioni, con idee semplici ma chiare, un po’ di candore e molto amore per i suoi interpreti.
Trailer
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- Premio del pubblico BNL miglior film italiano al Festival di Roma 2014
Commenti (1) vedi tutti
Piccola commedia italiana ben fatta e carina.
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