Regia di John Frankenheimer vedi scheda film
Un gruppo di acrobati spericolati cerca emozioni estreme per sé e per gli altri: che tutti siano in realtà tristi e annoiati?
Forse non è uno dei migliori film di Frankenheimer, ma pure vi si vede tutto il talento del suo autore. Autore che è a suo agio con le scene d'azione, come con quelle di dialoghi, psicologie e sentimenti.
Come in molti altri suoi film, viene rappresentata la provincia americana più piccola e insignificante, dove la gente vive una vita piuttosto noiosa e grama, frustrata nelle aspirazioni e nella vocazione. Il valore supremo sembra essere il fare quello che la società si aspetta da loro, essere bene incasellati nelle consuetudini, e rispettare una rigorosa e impeccabile immagine esteriore, a dispetto della realtà interiore di ognuno. Finisce quindi che ci si sposa con chi non si dovrebbe, si fingono sentimenti che non si provano, si tace quando si dovrebbe parlare, e non si vede quello che non si vuole vedere. Il passato, poi, torna prepotentemente alla riscossa, presentando il suo conto per le omissioni, le ipocrisie, e le scelte sbagliate. Posso anche aggiungere che questa rappresentazione della provincia rurale, benché piuttosto sconfortante, è comunque molto più positiva di quella disperata di altri film, come "La caccia" di Arthur Penn. Evidentemente, comunque, in questi film c'è più di qualcosa di vero. La scena della banda che prova nella sala potrebbe essere una metafora di quell'ambiente provinciale: un caldo soffocante, finestre chiuse, ma ognugno vestito di tutto punto; sono sudati, ma pure non si tolgono qualche capo superfluo, perché non si deve; il direttore, addirittura, è in giacca e cravatta, e madido di sudore. Insommma, è un ambiente chiuso e soffocante, dove tutti fingono che non lo sia, e dove di deve apparire in un certo modo.
Quanto ai personaggi, che sono tutti definiti con una certa cura, i più interessanti mi sono risultati il taciturno marito, il ragazzo, e la studentessa a pensione; questa non dice quasi niente, ma la bravura di regista e attrice riescono a farne un personaggio di cui possiamo sapere o immaginare molte cose.
Gene Hackmann ruba la scena a Burt Lancaster, il quale, forse, non era troppo convinto di quello che stava facendo; è bravo sì, ma si vede pure che marcia col freno a mano tirato. Hackmann, di contro, va a briglia sciolta. Paradossalmente, nei titoli di testa compare come "co-starring". Capisco certe ragioni di diritti e di fama individuale degli attori, ma qui la cosa mi sembra un'evidente forzatura.
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