Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Una coppia americana è in vacanza nel nord Africa; sia lui che lei vivono una profonda crisi personale e l'ambiente circostante sembra ostile a entrambi. Lui muore di tifo, lei va incontro a ulteriori imprevisti negativi.
Torna Bernardo Bertolucci, a tre anni di distanza dal pluripremiato L'ultimo imperatore (1987), con un altro tipo di romanzo, più moderno e introspettivo, ma sempre proseguendo sul solco della memoria e degli inutili rimpianti esistenziali. In questa occasione il regista e Mark Peploe rielaborano il libro omonimo di Paul Bowles, scrittore americano cui viene riservato un cameo nella scena conclusiva della pellicola, e affrontano una sceneggiatura vasta e dispersiva come il deserto del titolo (e della memoria?). In due ore e un quarto di durata, con argomenti tanto sottili e sofisticati (forse, peraltro, neppure azzeccati sempre), la tensione per forza di cose scema e non basta la cura professionale della confezione a tenere insieme un film così sfilacciato, dalle trame così rarefatte. Nel cast compaiono, fra gli altri, John Malkovich, Debra Winger, Campbell Scott, e Timothy Spall, con una particina per Nicoletta Braschi; musiche di Ryuichi Sakamoto, fotografia di Vittorio Storaro, montaggio di Gabriella Cristiani, scene di Ferdinando Scarfiotti e Gianni Silvestri. Nonostante la conferma di buona parte del cast tecnico del precedente lungometraggio del regista, questa volta l'Academy non concede neppure una nomination al film (ma Storaro si aggiudica un Nastro d'argento). Un altro triennio di pausa intercorrerà fino al successivo Piccolo Buddha (1993). 4/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta