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Té e simpatia

Regia di Vincente Minnelli vedi scheda film

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La recensione su Té e simpatia

di darkglobe
6 stelle

I turbamenti di Tom Lee

Film minnelliano nell'anima ma forse non tra i migliori a causa di una certa verbosa lungaggine che deriva in parte dal testo teatrale di Robert Anderson, dal quale è tratto lo script, che a suo tempo fu abbondantemente edulcorato su pressioni della MGM, costretta a sfuggire alla scure della censura, che immancabilmente criticò i temi trattati, per l'epoca scabrosi  (adulterio, omosessualità).

“We thoroughly and unequivocally discouraged Mr. Goldwyn from going into this project” (PCA)

La messa in scena di Minnelli pare non voler tradire l'origine teatrale del lavoro, ma anzi confermarla, non essendovi mai ricorso a soluzioni stilistiche più propriamente cinematografiche.


Si racconta della maturazione sessuale e mentale di Tom Lee (John Kerr), ragazzo incline alla compagnia femminile e ad interessi da adulti (musica classica, libri, teatro), fatto che lo allontana dai suoi coetanei, che lo scherniscono appellandolo sorellina, e lo avvicina a Laura Reynolds (Deborah Kerr), moglie del rozzo e conformista Bill Reynolds (Leif Erickson), insegnante di ginnastica del college (nel testo teatrale omofobo in quanto incapace di riconoscere la propria omosessualità). Solo Laura, a cui il ragazzo ricorda il suo primo marito deceduto, comprende infatti e apprezza la finezza d'animo del giovane, che spesso invita per un tè, fino al punto da innamorarsene segretamente.


I fatti degenerano quando Tom, preso in giro con inusuale accanimento, dopo un tentativo fallito di andare a letto con Ellie (Norma Crane), una ragazza facile del luogo, per tacitare le voci sulla sua omosessualità, tenta il suicidio. Laura, venuta a conoscenza dell'accaduto, va a consolare Tom, poi lo bacia... dieci anni dopo lo studente, divenuto ormai scrittore, torna sul luogo del delitto, ma per lui trova solo una lettera lasciatagli dalla donna, che si è allontanata per un periodo di riposo, la quale gli confessa per iscritto che all'epoca si era innamorata di lui e che questa simpatia/empatia aveva incrinato i suoi rapporti col marito.


Il ritratto di Tom è quello di un ragazzo che tentenna tra un complesso edipico (in fondo Laura rappresenta sua madre assente) ed una latente omosessualità adolescenziale, che sembra preoccupare coetanei ed adulti, i quali trasformano la propria grettezza, di fronte all'incomprensione del "diverso" (culturalmente e, a loro avviso, sessualmente), in atti crudeli verso il ragazzo secondo la classica logica del branco che trova la vittima sacrificale su cui sfogarsi.
Laura rappresenta invece una donna che, a causa di insoddisfazioni dovute a scelte di vita errate, è alla ricerca affettiva e un po' morbosa di un uomo dalla personalità debole e da accudire, su cui in qualche modo possa generare un sentimento di dipendenza. Deborah Kerr, appare molto brava nelle sue timide esitazioni e nei suoi slanci emotivi e del resto il ruolo era stato da lei già interpretato a teatro.
Anche la Bergman, nonostate le resistenze di Rossellini, fu protagonista di una versione teatrale di Jean Mercure dello stesso testo.


Forse il difetto maggiore del film resta questo suo ondeggiare indefinito e mai completamente compiuto tra introspezione psicologica e melodramma, ma in ogni caso si tratta di un'opera che, pur con i difetti sopra citati, ha indiscutibilmente contribuito alla storia del cinema statunitense.
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