Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Uno dei tanti capolavori di Martin Scorsese ed uno dei più grandi film di sempre.
"Taxi driver" approfondisce il tema, caro al regista, della difficoltà nell'integrarsi nella società e del dramma del viverne ai margini.
Girato con un’energia visionaria incredibile, il regista ci mostra la storia di una delle tante bombe ad orologeria umane che vivono vicino a noi. Per bombe ad orologeria intendo delle persone apparentemente normali, che parlano come noi e seguono le nostre stesse regole sociali al punto da passare inosservati, ma dentro di loro covano qualcosa. Tutto ad un tratto esplodono e provocano delle stragi che a noi paiono insensate, ma per loro hanno un significato ben preciso.
Questa è la storia di Travis Bickle, tassista solitario che non dorme la notte, frequenta cinema a luci rosse senza ottenerne benefici di nessun tipo e non riesce ad integrarsi con una società desensibilizzata, avida, fredda e violenta. Odia la sua città perché è piena di delinquenti, papponi, prositute, assassini e ladri. Non fa altro che dire che va ripulita. Odia gli altri perché li trova freddi, egoisti ed insensibili e non riesce ad instaurare dei normali rapporti umani.
I suoi giorni passano tutti uguali, è depresso e trova sfogo solo nel suo diario dove butta fuori tutto l'odio che prova. Riesce però ad alzarsi la mattina ed a continuare a vivere perché s’innamora di una donna che lavora per l’elezione a presidente di un senatore. Lui la vede solitaria, infelice e sensibile. Spera così di condividere con lei le sue paure e le sue nevrosi e crede di trovare in lei un'anima gemella. L'insicurezza di Travis lo ha reso assai narcisista e si invaghisce di quella donna perciò, perché oltre ad essere bella, la trova così tremendamente simile a lui. E' forse l'unico residuo della società che lo spinge ancora a sperare nell'umanità.
Lui la corteggia e lei sembra disponibile. Lei è incuriosita da questo personaggio ma forse prova per lui anche un po' di pietà. Ma dopo averla portata a vedere un film porno, lei lo rifiuta e la sua follia latente esplode, perché ormai non ha più niente da perdere.
Il mondo gli crolla addosso. Le sue ultime speranze muoiono. Le illusioni residue bruciano come la sua anima. Crede che neanche un briciolo di quello schifoso mondo sia degno d'essere salvato ed i suoi deliri d'onnipotenza raggiungono lo zenit.
Pensa così d’uccidere quel senatore per cui lavorava la ragazza di cui s'era invaghito. Per lui quel tizio è il simbolo della corruzione e del marcio, anche se è chiaro che attraverso lui vuole colpire solo sé stesso e la sua incapacità di costruirsi un’esistenza normale e distruggere così la sua vita fallimentare.
Travis Bickle è un mostro creato da una società basata sull'individualismo, sulla desensibilizzazione, sull'incomunicabilità e sull'arrivismo più esagerato. E' un uomo frutto di una civiltà che non pensa a lui, che se lo ricorda solo per fargli pagare le tasse o per mandarlo in guerra. Una società buona solo a voltargli la testa, ad insudiciargli la macchina o ad attaccargli il telefono in faccia.
Travis è infantile, introverso e pregno d'idealismo. E' un uomo distrutto dalla guerra e dalla solitudine che lo lascia in compagnia solo dei suoi pensieri ridondanti. La sua introversione gli impedisce di sviluppare normali rapporti umani e per giustificare il suo "male", si riempie di buoni propositi e di speranze attraverso cui può razionalizzare e criticare la società con cui non riesce ad avere un dialogo e ciò lo porta ad un esagerato vittimismo ed ad un infantile narcisismo.
Travis diviene una bestia quando s'accorge che la società non è come la idealizzava e che i suoi valori non hanno posto in quel mondo. Eppure non riesce a rimanere ai margini. Non sopporta proprio la solitudine e la monotonia in cui vive. Vuole assolitamente dare un senso alla sua esistenza e non riesce a restare in compagnia dei suoi pensieri assillanti. La sua condizione gli fa schifo.
Vorrebbe tanto farsi una vita normale, avere una ragazza (come scrive ai suoi genitori), ottenere un impiego soddisfacente ma è tremendamente inadatto alla vita che ha attorno.
Alla base delle sue nevrosi perciò, non c'è altro che una tremenda differenza tra lui ed il mondo che lo circonda. Un mondo che non lo fa certo sentire utile e che è impegnato solo sul più cieco individualismo.
La sua incapacità di comunicare lo porta a credere che l'unico modo di cambiare le cose siano la violenza e la crudeltà perché quella società pare non conoscere altro linguaggio.
Quando s'accorge che anche la donna che amava è come gli altri, capisce che non vale più la pena cercare il contatto umano, l'unica cosa da fare è distruggere tutti quanti.
Memorabile la scena in cui si rigira orgoglioso la pistola tra le mani e pare sentirsi un Dio, oppure quella davanti allo specchio in cui l'odio sopito verso sé stesso emerge chiaro e prepotente.
Travis Bickle è un eccezionale Robert De Niro che da vita ad una delle sue migliori interpretazioni. De Niro riesce a farci provare pietà per il personaggio, a stimolare in noi comprensione per lui a farcelo amare risvegliando forse una parte di noi che credevamo non esistesse ma che forse era solo sopita.
De Niro ci fa sprofondare piano piano nello stesso inferno in cui sprofonda il suo tassista, fino a farci penetrare nel vortice della sua stessa follia.
Travis non comunica coi suoi simili, ma comunica con lo spettatore con cui costruisce una sintonia incredibile riuscendo quasi a farlo sentire in colpa per la condizione in cui si trova il primo e forse riesce persino a fargli giustificare le sue azioni.
Memorabili sono le sue trasformazioni fisiche mano a mano che il personaggio procedeve verso la follia ed inizia così a modellare il suo corpo come la sua anima.
E' interessante anche la regia di Scorsese che a poco a poco diventa sempre più frenetica e visionaria.
Alla fine, Travis si sta preparando a colpire. La sua follia ora assume un carattere perfettamente razionale, i suoi pensieri sono sempre più ridondati e paranoici.
Mentre tutto precipita, un giorno per caso il tassista conosce una prostituta tredicenne. Ecco che per lui si presenta l’occasione di dare una svolta alla sua vita, di dare un senso al tutto, di portare giustizia in quel mondo corrotto, di rifarsi del passato inutile che ha vissuto, di ricrearsi una verginità. Prova d'improvviso un amore ed una comprensione lucida e schietta verso quella ragazza. Vede in quel momento in quella piccola e sfortunata bambina, il risultato di quel mondo lercio, una vittima della società avida, una creatura da riscattare per ripulirsi l'anima.
A suo dire lo sfruttamento della prostituzione è il peggiore dei crimini e non riesce proprio a stare lì a guardare. Deve agire. Le dona così dei soldi e la invita a scappare. Perché lui i soldi li butta, non è come gli altri, lui non è attaccato alle cose materiali.
Quando poi Travis non riesce a colpire il senatore, con le armi che si è preparato decide di liberare quella prostituta dai suoi sfruttatori che uccide in modo freddo e spietato, sfogando così tutto l'odio che ha represso per tanti anni. Viene così riconosciuto come un eroe dalla gente perbene.
Solo così riesce (almeno per qualche istante) a trovare serenità, a dare un senso alla sua esistenza ed ad avere quel prestigio sociale che in fondo agogna.
Riacquista speranza e riassume lo stesso sterile look dell'inizio.
Travis è un alieno rispetto alla società che lo circonda. E’ un personaggio estremamente ambiguo: “E' un profeta, è profeta e spacciatore, un pò falso e un pò sincero, tutto contraddizioni” lo definisce la ragazza che lui ama. Descrizione che calza a pennello.
Mai al cinema ho visto un personaggio così ambiguo e contraddittorio eppure così ben delineato, così ben costruito, così perfetto nella sua lucida follia, merito anche dello sceneggiatore Paul Schrader. Credo che solo dieci attori al mondo avrebbero potuto interpretare un personaggio tanto difficile e complesso in modo così magistrale.
Travis, a confronto dei suoi simili che sembrano solo concentrati su sé stessi, sul profitto, sulla delinquenza e sullo sfruttamento altrui, appare come un angelo vendicatore, come un’anima pura e candida perché diventa una belva solo perché gli altri lo sono più di lui.
Agli occhi del mondo, Travis apparirebbe come un mostro ma chi lo è davvero? Lui o la gente che lo circonda? E soprattutto chi ha creato questo cosiddetto mostro? E' venuto fuori da sé o è la coscienza sporca del governo USA il cui unico interesse è il profitto e non le persone? Credo che solo un mondo mostruoso possa dar vita a creature del genere.
Perciò se da una parte suscita sdegno, dall’altra Travis non può non suscitare comprensione, lo spettatore si trova così profondamente combattuto tra tutti questi sentimenti contrastanti.
Tutte le sue azioni non sono frutto della pazzia, ma sono dotate d’una ferrea ed indiscutibile logica.
Alla fine del film, come dicevo, Travis viene riconosciuto un eroe. Questo fa pensare a come la casualità abbia la meglio su una società folle e frenetica che si limita a stare a guardare o a voltare lo sguardo dall’altra parte. Travis è un eroe solo per caso, solo perché non è riuscito a colpire il suo obiettivo primario ed allora ha dovuto ripiegare su un altro obiettivo che “per caso” la società considera nobile.
Eppure quest'uomo continua ad esistere ed a pensare e forse colpirà ancora. Ma interessa a qualcuno?
Nonostante sia un film degli anni ’70, alla fine si resta scioccati e si ha l’impressione d’aver assistito ad una vera rivoluzione. Verrebbe voglia di stringere la mano sia a De Niro che a Scorsese, ma in mancanza di ciò mi limito a battere le mani ed a dire: “Complimenti”.
"Taxi Driver" è un film che non può invecchiare, almeno fino a quando non cambierà il mondo.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:3 impegno:4 tensione:4
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