Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Riconosco che è molto ben fatto, ma non è certo tra i film di Scorsese che preferisco. Tutti i principali personaggi conservano un fondo di ambiguità, che a volte rende difficile capire che tipi siano. Ciò è vero a cominciare dal protagonista: in parte un tipo comune, in parte pazzo, in parte vendicatore, in parte buono che si commuove per una prostituta ragazzina, e in parte ancora spietato omicida. Forse il regista cerca di rappresentare in lui un uomo spostato e sbandato, traumatizzato dalla guerra in Vietnam, senza punti di riferimento, tremendamente solo, pieno di frustrazioni, e pronto a sfogarle senza troppi scrupoli morali. Il tentato assasinio politico è un caso di puro sfogo di rabbia per una delusione amorosa su un obiettivo per lui indifferente. Anche lo sfruttatore di prostitute (che tipo da pelle d'oca...) ha una scena che lo rende inclassificabile, cioè l'abbraccio con la ragazzina: non si capisce se abbia dentro di sé da qualche parte un angolo di tenerezza, o se cerchi solo di convincere la biondina a non andarsene, per sfruttarla ancora.
L'immagine di New York che viene dal film è di una città pervasa da criminali, prostitute e cinema porno, mentre la rappresentazione del bordello è proprio infernale; l'ho trovata molto riuscita ed efficace.
La mattanza finale è di una violenza che stringe lo stomaco, più cruda di altri film dove si vede scorrere più sangue. Scorsese la violenza ce l'ha nel sangue, è cioè una realtà che non può fare (quasi mai) a meno di rappresentare.
Insomma, è un film di cui riconosco il valore, ma che non amo. Molto bravi, tuttavia, De Niro e la Foster.
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