Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film
Marco, avvocato di Bari, è in crisi profonda con la moglie Martina, di Santiago del Cile. Hanno un bambino, Mateo. La madre, schiacciata da un senso di vuoto anche conseguenza dell’abbandono emotivo del marito, prende il bimbo e torna in Cile, lasciando Marco senza notizie. Lui li raggiunge a Santiago dove comincia una difficile battaglia legale affinché sia riconosciuto il proprio ruolo di padre. Vincenzo Marra si distacca a sorpresa dal suo cinema abituale, ultimamente legato a un documentarismo dalla forte drammaturgia (Il gemello, L’amministratore), per una storia a soggetto con echi autobiografici. La scelta di congelare del tutto gli aspetti melodrammatici, impliciti nella vicenda, poteva essere interessante, ma finisce per rendere poco vibrante il film, quasi catatonico nel seguire le peripezie di un personaggio al quale Riccardo Scamarcio, va detto, aderisce con bravura e convinzione. Alcuni risvolti di sceneggiatura sono però poco credibili (può un avvocato, benché non divorzista, farsi prendere così di sorpresa dalle azioni della moglie?); e pesa il sospetto che il personaggio della madre sia programmaticamente in malafede, senza per esempio che mai del tutto si capiscano i motivi del suo risentimento verso il marito. Come a voler dimostrare che in situazioni del genere la vittima è il padre. Un didascalismo “esemplare” che finisce per nuocere al film.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta