Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film
Vincenzo Marra è un ottimo documentarista. Ero curiosa di vedere come avrebbe affrontato questo lungometraggio dalla tematica così delicata e attuale.
Marco e Martina non sono sposati, ma hanno un bel bambino di 8 anni - Mateo - che li tiene uniti.
Se Marco è tutto concentrato nella sua carriera di avvocato rampante, Martina - che è di origini cilene - non ha trovato a Bari la vita che sognava. Nonostante le loro incomprensioni di coppia i due riescono ad essere per Mateo degli ottimi genitori. Entrambi cercano di dedicargli tutto il loro tempo libero. Mateo è un bambino molto amato, che suo malgrado viene conteso da entrambi. Martina vuole lasciare Marco. In Italia non è felice, non è soddisfatta del suo lavoro, non ha amici e inizia a ritenere Marco un padre con metodi educativi violenti. Martina pensa seriamente di tornare al suo paese insieme al bambino.
Marco non comprende le ragioni di tale depressione da parte della sua compagna. Perché è così infelice? Cosa le manca? Lui la ama molto, ma non può permettersi di trasfersi con lei in Cile e lasciare la sua carriera a metà in Italia.
Non potendo espatriare con il figlio senza il consenso del padre, Martina approfitta dell'assenza di Marco che è in viaggio di lavoro e decide di scappare con Mateo.
Una volta tornato a casa e accortosi dell'abbandono da parte di compagna e figlio, Marco decide di andare anche lui in Cile per cercarli e riportare il bambino a casa. Nasce così una vera e propria lotta legale per l'affidamento del figlio.
La bravura di Marra come documentarista e ricercatore, gli permette di affrontare il tema di questo film senza rischiare di cadere nei luoghi comuni o nel già visto ("Kramer contro Kramer" risale al 1979). Marra più che sulle questioni legali - che non sono comunque trattate con superficialità - si sofferma su quello che è l'aspetto umano dei personaggi: di Marco su tutti. Quello che pare non avere dubbi su ciò che va fatto, sui tempi e l'organizzazione della famiglia: quanti figli avere, quando, dove vivere. Dando per scontato che la vita che ha scelto per sé vada bene anche a Martina.
Martina invece è cresciuta senza un padre e non si preoccupa che il figlio viva sulla sua pelle questo tipo di trauma. Decide di partire, convinta che nel suo Paese possa diventare più forte e meno succube del compagno.
Entrambi perdono di vista quello che va bene per il figlio. Cosa vuole Mateo? Subisce davvero l'atteggiamento aggressivo di un padre che è però sempre presente e affettuoso?
Un metodo narrativo, quello di Marra, che porta ad un coinvolgimento graduale nella storia, portandoci ad una comprensione verso entrambi i personaggi. Ottimi protagonisti quali Riccardo Scamarcio e Daniela Ramirez. Molto intenso e completamente nella parte Scamarcio, che, recitando nella sua regione, ha modo di sfoggiare il suo accento pugliese, rendendo così i suoi atteggiamenti più spontanei e lui più naturale.
Bella la fotografia e la scelta di mostrare un Cile organizzato e moderno, anche se con uno stile di vita decisamente molto più semplice di quello italiano. Semplicità alla quale vuole tornare Martina che, una volta tornata a casa, riesce a costruirsi una nuova vita.
Contrariamente a ciò che crede Martina, però, neppure la legge cilena può proteggerla. Ma la scelta che dovrà fare Marco sarà comunque difficile.
Ogni genitore dice di essere pronto a qualsiasi sacrificio per un figlio. È sempre così? Non è molto più frequente che sia un figlio a sacrificarsi alle scelte dei genitori, sulle quali non ha nessun potere decisionale?
Scena finale bella anche se forse troppo enfatica rispetto allo stile di tutto il film. Ottima la scelta della colonna sonora con i brani di una cantautrice cilena, Camila Morena. Uno su tutti, "Te quise", arriva nel momento più intenso, a sottolineare una emozione che rimane repressa nei personaggi.
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