Regia di Alberto Sordi vedi scheda film
Sequel assolutamente privo di fantasia del Tassinaro di 4 anni prima. Sordi, in tutta la sua carriera di regista, non fa che confermare una piattezza stilistica ed una carenza di originalità spaventose, se non addirittura imbarazzanti; le situazioni ed i personaggi sono stilizzati e farciti di luoghi comuni e buonismo quasi irritante. Il lieto fine è garantito e tutto si muove in quel senso, lasciando un amaro in bocca allo spettatore che abbia qualsiasi altra pretesa ulteriore a quella di trascorrere un paio di orette davanti ad Alberto Sordi (francamente pure un po' stanco e ripetitivo, alle soglie dei settanta) che gigioneggia indisturbato per le streets e le avenues.
Accidentale testimone di un omicidio di mafia, un tassista romano fa perdere le proprie tracce volando in America, dove il figlio si sta laureando in ingegneria. Ma anche lì viene braccato dai gangster; collabora con l'FBI e cambia persino identità (ma continuando a fare il tassista anche oltreoceano), riuscendo a far portare a termine con successo una retata di mafiosi.
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