Regia di Andrew Niccol vedi scheda film
Chi si ricorda, durante la prima guerra del Golfo, nel 1991, il decantatissimo, da parte dei mass media, delle "bombe intelligenti", che, a sentire la stampa di allora, colpivano chirurgicamente solo gli obiettivi prefissi, senza far alcun male ai civili? Certo, nel campo bellico, si sono fatti passi enormi, anche perchè, è risaputo, che quasi tutti gli sviluppi tecnologici che conosciamo dapprima vengono adoperati in campo di guerra, o di armamenti. Quindi, adesso, lo vediamo spesso con le tragiche cronache dal Medio Oriente, i droni pilotati da lontano riescono a bombardare basi terroristiche o membri di organizzazioni eversive in procinto di compiere attentati. L'ex-pilota di caccia Tom Egan, da un container in Texas, scaraventa la morte su individui indicati come componenti di Al Qaeda ed altri gruppi di terroristi, in Afghanistan. "Good kill" è l'espressione che usa per commentare un centro, appena l'esplosione è avvenuta, ma l'uomo ha problemi ad interfacciarsi con moglie e figli, frequenta troppo spesso le bottiglie di birra, ed è in piena crisi di coscienza: nonostante che spari i missili su bersagli indicati dalle intelligences come garantiti soldati del terrore, più di una volta le esplosioni colgono anche persone lì vicino per caso. Il cinema di Andrew Niccol, che lo abbia scritto ("The Truman Show"), o diretto ("Gattaca", "S1mOne") parte da spunti molto interessanti, di osservazione acuta della società e di problematiche destinate a diventare di primo piano, però spesso il cineasta è rimasto come ingabbiato in un progetto funzionante sul piano teorico, ma che non rendeva bene a livello di racconto. Qua, invece, è probabilmente col suo miglior lavoro da regista, su una guerra combattuta quasi per delega, gestita come un videogame, ma che contempla lo stesso vittime e distruzione. Niccol non risparmia critiche aspre, mostrando una strage e, successivamente, al funerale delle vittime, un nuovo massacro, con metodi che non tengono conto di alcuna umana pietà: ed i militari che eseguono paiono quasi non realizzare l'enormità delle azioni compiute ogni giorno, da migliaia di kilometri di distanza, che divengono combustibile per altra violenza e altro odio. Ethan Hawke regge bene la tensione della storia e del personaggio, però sono le due donne, quelle che rendono al meglio: la moglie January Jones, e la sempre più convincente figlia di Lenny Kravitz e Lisa Bonet, Zoe Kravitz
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