Regia di Brad Bird vedi scheda film
Ispirato a un'attrazione Disney, Tomorrowland non è un brutto film, sinceramente, ci sono comunque ottimi momenti e situazioni interessanti e originali ma trovo che sia troppo spesso dispersivo e inconcludente, specie nel finale, ed è proprio questo a ineficiare e a squalificarne ulteriormente il risultato finale.
Abbastanza deludente.
Specie considerando una premessa iniziale piuttosto interessante, quale un'opera originale, forse addirittura d'autore, e senza puntare ad alcun marchio di successo preesistente, cosa piuttosto inusuale nel cinema moderno (specie per la Disney) e con idee e intenzioni creative, anche piuttosto personali, e affidandate ad un regista originale e dalle ottime potenzialità, e da cui maggiori sono quindi le recriminazioni per un risultato non certo all'altezza di tante aspettative, almeno per me.
Nonostante una confezione nostalgica, molto vintage e cyberpunk, e celebrativa del marchio Disney che lo ha prodotto, Tomorrowland non sembra affatto un film per bambini "barra" adolescenti come inizialmente da molti è stato erroneamente catalogato.
Certe tematiche e concetti, l'importante e complesso ma, soprattutto, antitetico messaggio di fondo della stessa pellicola, una certa dose di violenza, seppur priva comunque di sangue, mi porta a pensare non solo a un target più adulto e maturo ma anche piuttosto acculturato, e forse è proprio questa ambiguità di fondo ad aver straniato il pubblico e contribuito quindi al suo insuccesso.
Ma, personalmento, credo che l'errore maggiore sia che è stato pensato per essere essenzialmente un semplice involucro per veicolare un certo messaggio, interessante e originale, ma denotando anche una certa superficialità nella scrittura e un mancato rigore narrativo, figlio anche di una sceneggiatura insicura, ingarbugliata e spesso disomogenea (qualcuno ci potrebbe vedere la firma di Damon Lindelof!!) tanto che, alla fine, è stato proprio lo stesso messaggio a perdersi.
Abbastanza deluso anche dall'apporto degli attori alla pellicola, anche se la giovane età di alcuni potrebbe esserne comunque una giustificazione.
Piuttosto insipida e eccesivamente "entusiastica" la giovane protagonista, Britt Robertson, spesso addirittura antipatica (ma è un termine che si presta benissimo anche ad altri personaggi), tra l'altro piuttosto inusuale, come protagonista, in quanto più “musa” e/o ispiratrice degli eventi che non reale “motore” della storia e, quindi, anche del cambiamento.
In realtà si limita a rappresentare lo sguardo dello spettatore, il personaggio attraverso il quale il pubblico accede al racconto e al mondo fantastico di Tomorrowland.
Ruolo, quello di protagonista della storia, che invece ben si adatterebbe ad Athena, la bambina robot che è in pratica l'architetto occulto di tutta la vicenda, se non fosse che, oltre alla troppo giovane età dell'attrice che la interpreta, per l'intero film ci sfuggano le sue reali motivazioni e a cosa tali macchinazioni dovrebbero portare.
E non che a fine film su questo venga fatta maggiormente chiarezza, a dire il vero.
Il vero protagonista, anche per eliminazione, è dunque lo scienziato Frank Walker, interpretato da George Clooney, cacciato da Tommorowland ma rappresentente dei suoi veri ideali, quali lo spirito e la forza dei sognatori, a cui si è ulteriormente sovrapposto anche la rivalsa e la rivincita dello sconfitto o del'escluso, per volonta di una dirigenza cieca e dispotica.
Personaggio la cui recitazione burbera e contrita, a volte anche paternalistica, di Clooney non riesce comunque a far emergere se non con qualche stereotipo di troppo.
Abbastanza obsoleta e scialba la figura del cattivo, il povero Hugh Laurie che, comunque, tenta almeno di rendere interessante o meno banale nel poco tempo che ha a disposizione, e in parte anche riuscendovi, seppur per poco.
La cosa più interessante della pellicola, seppur non espressa al meglio, è comunque il messaggio di fondo: una forse fin troppo articolata e problematica, almeno narrativamente, esortazione a credere nelle proprie capacità e nella possibilità dell'essere umano di scrivere il proprio futuro e di essere quindi anche arbitro, non refrattario, del proprio destino.
Un modo anche di rispondere con ottimismo e passione, ben evidente nella pellicola, alla rassegnazione e allo sconforto imperante negli ultimi anni e non solo in un certo tipo di cinema ma anche (e soprattutto) nella realtà di tutti i giorni.
VOTO: 5,5
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