Regia di Brad Bird vedi scheda film
Film che inizia a segnare il new deal della Disney, sotto il nuovo padrone Blackrock Inc., con messaggi incoerenti e ampiamente censurabili, ma comunque godibile nel suo insieme e non (troppo) limitato alla fruizione dei più giovani.
Il futuro è un luogo migliore del presente. Sostanzialmente, in questo teorema si risolve Tomorrowland. Eppure questo utopistico futuro si risolve non già in un'umanità, quale quella di Star Trek, evoluta spiritualmente e mentalmente, e che sfrutta la tecnologia con consapevolezza, bensì, semmai, in una umanità egoista, crudele, che realizza robot (anche) assassini, controllata dittatorialmente e la cui unica attrattiva sembra risolversi nell'ambizione tecnologica.
La contrapposizione melodrammatica, tra presente in cui l'umanità si sta autodistruggendo, e futuro di agio e benessere, sembra perlomeno contraddittoria: come potrebbe, l'essere umano, emanciparsi dai propri mali, senza lasciarsi alle spalle il modo di pensare che li procura? Il regista, insomma, non ci spiega come si sarebbe dovuti arrivare da A (mondo in rovina) a B (mondo florido): in entrambi, infatti, le componenti predominanti sono la violenza, il potere, l'egoismo e l'attitudine al comando. E come potrebbe, una civiltà buona, giusta e consapevole, costruire robot micidiali? Senza poi contare il paradosso dell'industrializzazione e artificializzazione della vita, di pari passo con l'ecologia. Va bene tanti bei prati e campi e tutto il resto, ma per costruire schiere di robot, palazzi megagalattici e missili spaziali, qualche "fabbrichetta" ci dovrà pur essere, o no? In questo senso, l'opera è paradigmatica di un certo modo di propinare il rispetto dell'ambiente, tipico di questi ultimi anni all'insegna del "radical chic", per cui i magnati della finanza, dell'industria e della tecnologia incentivano a sentirsi ecologisti usando i loro prodotti ipertecnologici, anzichè non usarne affatto. E' il paradosso dei cellulari, privi di alimentatore "per l'ambiente", ma con le batterie non più separabili e sostituibili. Insomma, "l'ambiente" che però favorisce solo le tasche più ampie e profonde, e che solo uno stupido può credere di tutelare in questo modo.
Sarà una coincidenza, come sempre, che Blackrock, dal 2013, possieda un congruo numero di azioni della Disney, e che recentemente, assieme alla "gemella" Vanguard e a State Street, sia arrivata a oltre il 15% del pacchetto azionario del colosso dell'intrattenimento. Sarà una coincidenza che questi gruppi finanziari, dai quali si può risalire ai "soliti noti" magnati (Rothschild, Rockefeller, Gates, etc.), siano gli stessi che promuovono le agende "green", "lgbtq", etc. con la stessa malafede di un magnaccia, tanto da essere gli stessi che hanno perseguitato e perseguitano le minoranze, possiedono compagnie petrolifere e chimiche, e che scuotono la società dalle sue fondamenta agitando ora la bandierina dei conservatori, ora quella dei progressisti, e alimentando scontri e tensioni sociali.
Ecco, dicevamo... sarà una coincidenza che uno dei primi prodotti dell'era Blackrock in Disney sia stato proprio questo film, che promuove, per l'appunto, pseudo-ideali a buon mercato e antitetici, suggerendo in definitiva proprio il tipo di società che piace tanto al World Economic Forum, e, cioè, quella ipertecnologica, fatta di robot, finto ecologismo, depopolamento, controllo globale e dittatura di fatto.
Scindendo per un momento la morale dall'opera, il risultato cinematografico è comunque valido: se lo si vede come film per ragazzi, allora può tranquillamente considerarsi quasi un capolavoro, vista la profusione di risorse adoperate, la complessità della trama, il livello del cast e gli effetti speciali. La presenza di Clooney sicuramente estende la fruibilità dell'opera a chi ragazzino non è (più), e consolida il livello attoriale. La protagonista femminile non sembra la scelta migliore possibile, quanto a espressività e cinegenicità. Assai più valida, per paradosso, l'attrice bambina che l'affianca. Nonostante l'età, si impone e spicca sulla collega.
Lo spettacolo c'è, e si fa apprezzare. Il tempo scorre via piacevolmente, e la trama viene rivelata progressivamente, mantenendo nello spettatore alto l'interesse fino alla conclusione.
A parte il vizio intrinseco della morale distorta alla base dell'opera, si insinua comunque il sospetto che la via di mezzo tra spettacolo per ragazzini e film rivolto agli adulti abbia frustrato entrambi gli ambiti di fruizione: troppo complicato per i primi, troppo "fanciullesco" per i secondi. Comunque, a favore del risultato finale, si può anche dire che la sintesi tra i due mondi è in generale positiva e colloca l'opera ben al di sopra del livello medio dei film "per ragazzi".
La visione è da consigliare, pur mantenendo un minimo di discernimento tra le varie ipocrisie e incoerenze, più o meno subliminalmente, propinate.
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