Regia di Brad Bird vedi scheda film
Sorpresa: tra l'immarcescibile divo George Clooney, la star televisiva in ascesa Britt Robertson e il Dr. House, a spiccare, in quest'ultima favoletta Disney, è la giovanissima attrice inglese Raffey Cassidy. Presenza scenica assai interessante, si divora in un battibaleno gli altri inerti partecipanti. E d'altronde, suo è l'unico momento davvero emozionante di Tomorrowland, quando da bambina-robot in fase terminale riesce a disvelare in maniera credibile e autentica anima e sentimenti inconfondibilmente umani: scena toccante, che quasi quasi riesce a scalfire l'indistruttibile corazza tutta charme, glamour e polvere di stelle di Clooney.
Il resto è pura routine da teen movie in salsa sci-fi: classica avventura configurata come si deve (e si conviene, visti origine e target) lungo una rotta che sa toccare i punti giusti e sfruttare le opportune mete intermedie fino a raggiungere l'obiettivo ultimo: la morale, il messaggio.
Il film, diretto da Brad Bird (e dallo stesso scritto assieme a Damon "Lost" Lindelof), è un inno ai sognatori, a quelli che agiscono, che cercano di «nutrire il lupo giusto» (futuro migliore vs. arrendersi ai disastri del presente), che si chiedono come «possiamo rimediare». Una contrapposizione (ed una rappresentazione) evidentemente semplice, elementare, che non ammette ambiguità o chiaroscuri di sorta; tuttavia non così scontata o campata per aria: la visione utopica, per una volta, è rimedio dichiarato, finanche rivendicato - e non celato/truccato per mezzo di espedienti e mezzucci sentimental-"ribellistici" da flaccida parabola di formazione (la dilagante fuffa young adult) - all'imprescindibile onnivora prospettiva distopica.
La regia di Brad Bird, già più a suo agio rispetto ai ferrei dogmi tomcruisiani della saga di Mission: Impossible (del quale aveva diretto l'ultima puntata), acquista così un senso nella sua gestione dei tempi, nelle animate dinamiche action da cartoon. Gente che cade-vola-rimbalza e non solo: risultano divertenti diverse sequenze, a partire da quella che vede il bimbo-Clooney mentre testa il suo Jet pack; così come creano la giusta dose di attrazione la gadgettistica e la costruzione scenografica dell'immaginario di questa dimensione parallela ove sono raccolte le menti più ingegnose della specie.
Poi, chiaro, gli effetti speciali, la CGI, le mere logiche da "sense of wonder" conducono l'opera sui binari prevedibili che un prodotto del genere impone.
Ad essere senz'altro meno brillante è la scrittura: la partenza è difficoltosa se non irritante (il racconto dall'oggi, un continuo interrompersi tra i due protagonisti, il fu bambino prodigio e la ragazza che «può salvare il Mondo») mentre l'interessante soggetto, sebbene non originale, viene sviluppato in maniera convenzionale, con alcuni passaggi lacunosi (o scansati del tutto) ed altri affrontati precipitosamente. Difatti, la seconda parte, quando un minimo di fila della narrazione vanno necessariamente tirate, è farraginosa e banalizzata da spiegazioni - e controparte cattiva (Hugh Laurie, Dr. House disarmato di bastone, cinismo e vera cattiveria) - che non convincono.
Non convincono neppure gli ammiccamenti, attinenti perlopiù al citazionismo di facile, immediata riconducibilità/identificazione: la bambina-robot (esule, con l'anima, reclutatrice per la giusta causa) si chiama Atena, la ragazza che salverà il futuro di cognome fa Newton, mentre vediamo coinvolti storici personaggi del passato come Edison, Tesla, Verne ed Eiffel (la cui celeberrima torre sarebbe stata in realtà un'antenna, una rampa di lancio per l'altromondo) e gli avvenimenti iniziano con l'Esposizione Universale di New York del 1964 (la cui spilletta commemorativa permette un "assaggio" della fantastica dimensione).
Dal solido schema, poi, non si scappa: piccoli geni e adolescenti speciali alle prese con grandissimi problemi, causati, ovviamente, da «qualcosa che non doveva essere costruito» (quindi le solite colpe dei soliti uomini troppo ambiziosi). Insomma, l'infausto destino che sembra avere le ore - letteralmente - contate, è in buone mani.
Peccato solo che il tanto sbandierato - e costantemente sbattuto sullo schermo - essere così "speciale" della ragazza si sostanzia in "normali" capacità di adolescente sveglia/ribelle e soprattutto in una risoluzione alquanto semplicistica: ecco, l'ingegno stava tutto nel distruggere il talismano malevolo (il monitor preconizzante) con l'immancabile carica esplosiva.
Un mondo di domani che somiglia tanto a quello di ieri.
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