Regia di Marco Pontecorvo vedi scheda film
Giacomo ed Ermanno sono due amici romagnoli, a capo di un divanificio. Quando un giorno scoprono per caso che nei terreni della ditta c'è un giacimento di petrolio, i due sconvolgono le proprie vite, mostrando il loro lato egoista, avido e meschino.
L'idea è di realizzare una piccola commedia leggera, ma non per questo fuori dalla realtà contemporanea; di consegnare al pubblico un prodotto agile, scorrevole, divertente e con una sana morale. La sceneggiatura del regista e di Roberto Tiraboschi va quantomeno in questa direzione: personaggi stereotipati, ma vivaci, poco psicologizzati, ma attuali, più veri che macchiette; un escamotage antiquato (il ritrovamento di un pozzo di petrolio) che smuove una serie di conseguenze imprevedibili, bizzarre e anche drammatiche; infine, una morale ancora più risaputa, evidente, che però va a incontrare le finalità di un lavoro di tale fattura (il classico target "per famiglie"). Il ritmo c'è, il cast non è male: ma è male assortito, poichè un'ora e mezza di accenti romagnoleschi (romagnolo blando, inflessione romanesca, con punte incomprensibili ogni tanto di lombardo e di veneto) in bocca a Lillo Petrolo e Luca Zingaretti sono, se non fastidiosi, quantomeno palesemente fasulli; fra gli altri interpreti spicca la presenza dell'americano John Turturro, che come nel coevo Mia madre (Nanni Moretti, 2015) sfrutta le sue origini per recitare un po' in italiano e un po' in inglese, oltre a quelle di Carolina Crescentini e Lorenza Indovina. Secondo lungometraggio per il cinema di Marco Pontecorvo, a sette anni da Pa-ra-da (2008); nel frattempo è comunque proseguita la sua carriera in primis come direttore della fotografia (era anche in Gigolò per caso di Turturro, nel 2013) e come regista per la tv. 4/10.
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