Regia di Giorgio Pasotti, Matteo Bini vedi scheda film
Un popolare conduttore tv torna di fretta al paesino natale: il padre non sta bene. L’uomo è un attore di teatro la cui specialità è la maschera di Arlecchino. Il rinnovato rapporto a stretto contatto fra padre e figlio farà risorgere vecchi screzi, ma porterà entrambi a comprendere qualcosa di più l’uno dell’altro.
Dell’accoppiata di registi di questo film, Matteo Bini – un buon curriculum come montatore, qualche cortometraggio già girato – è quello con maggior esperienza ‘tecnica’ e più nello specifico dietro la macchina da presa, ma senz’altro il nome che risalta maggiormente è l’altro, quello di Giorgio Pasotti. Attivo come interprete dalla metà degli anni Novanta, il Nostro è noto al grande pubblico soprattutto per i numerosi ruoli sostenuti in fiction televisive; nel 2014 decide di passare alla regia con questo Io, Arlecchino, un lavoro non scontato ma nemmeno cervellotico, piuttosto semplice nell’intreccio eppure di ampio respiro. La sceneggiatura è di Bini e di Maurice Caldera; è una storia dai riflessi esistenziali agrodolci ambientata nel mondo dello spettacolo, affidata a un cast abbastanza eterogeneo che mescola attori più e meno solidi, che riescono comunque ad amalgamarsi in maniera gradevole: Roberto Herlitzka, lo stesso Pasotti, Lunetta Savino, Giovanni Ferreri, Valeria Bilello, Stefania Palmisano, Pietro Ghislandi e Massimo Molea sono i nomi principali. La durata è limitata ad appena 78 minuti, titoli di testa e di coda inclusi; la svolta finale è quella più prevedibile in assoluto e perciò la conclusione risulta la parte meno godibile della pellicola. La successiva regia di Giorgio Pasotti sarà il remake di Le mele di Adamo, Abbi Fede, nel 2020. 4/10.
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