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Un paese quasi perfetto

Regia di Massimo Gaudioso vedi scheda film

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La recensione su Un paese quasi perfetto

di mm40
2 stelle

In un paesino del sud, piegato dalla crisi economica, serve urgentemente un medico in loco per permettere l'apertura di una fabbrica. Quando un chirurgo lombardo si ferma in paese per qualche tempo, gli abitanti escogitano una serie di stratagemmi per convincerlo a rimanere.

 

Pietramezzana e i suoi abitanti non esistono, proprio come le capacità di Fabio Volo come attore; di questo passo, proseguendo con simili commediole blande, superficiali e facilmente ridanciane, non esisterà più neppure il cinema italiano. Occorre constatare in ogni caso che questa pellicola non fa altro che rimasticare e riprodurre con evidente stanchezza i soliti argomenti e i soliti standard del periodo, per quanto riguarda le opere 'leggere' del cinema nostrano: si tratta infatti dell'ennesimo rimaneggiamento di un film straniero (per la precisione in questo caso del canadese La grande seduzione, di Jean-François Puliot, 2003) e dell'ennesimo confronto nord-sud nel quale la precisione meticolosa e lo spirito calvinista del settentrionale medio va a scontrarsi (innamorandosene, naturalmente, entro la fine del film) con la sguaiata rilassatezza e l'etica discutibile del meridionale medio. Un pasticcio, insomma, per la prima prova in solitaria di Massimo Gaudioso dietro la macchina da presa, dopo due coabitazioni in regia insieme a Eugenio Cappuccio e a Fabio Nunziata (Il caricatore, 1996, e La vita è una sola, 1999); Gaudioso è d'altronde maggiormente noto come sceneggiatore e anche in questo caso appone la sua firma sul copione. Al di là della scelta discutibile di affidare a Fabio Volo il ruolo centrale del cast, tutte le parti principali sono ricoperte con sufficiente verve da caratteristi degni di nota come Carlo Buccirosso, Silvio Orlando, Nando Paone, Antonio Petrocelli e Miriam Leone. Purtroppo però le tare più gravi di Un paese quasi perfetto risiedono già all'origine del testo: la scarsa profondità 'sociale' del racconto (la crisi è qui ritratta sostanzialmente con toni da barzelletta) e il senso di già (stra)visto di situazioni e personaggi. 2,5/10.

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