Regia di Edoardo Leo vedi scheda film
Raccogliendo a piene mani elementi da un background estremamente comune per la commedia italiana contemporanea, Edoardo Leo pone in scena una storia lineare, ma dagli sviluppi interessanti e capace di toccare il sentimento dello spettatore. Tre persone (i "falliti" dell'Italia della crisi, vittime del culto dell'apparire, dei lavori noiosi e senza prospettive, delle difficoltà di fare impresa) creano una società tra loro, attirando, nel corso della storia altri tre personaggi, i "falliti" dell'ideologia, del sentimento e della criminalità organizzata. Avviano tra mille difficoltà un agriturismo, e le cose sembrano andare bene, finchè entra in scena la camorra, quella vera. La tentazione di gettare la spugna è forte ma i protagonisti trovano il coraggio e le motivazioni per resistere. Alla base della storia sono l'azzeramento dei valori causato dalla crisi economica, e la conseguente ricerca di un qualcosa di puro, di più "vero", rappresentato dal contesto bucolico del casale in Campania, un mondo ideale ormai quasi scomparso, popolato di personaggi anacronistici, quale il camorrista da operetta, che si presenta benvestito con la sua amata Giulia 1300, e pian piano diventa parte integrante del gruppo. La recitazione degli attori è apprezzabile. Bravo Claudio Amendola nel rappresentare un attempato comunista consapevole della crollo delle ideologie e ormai dedito alle occupazioni; bravo Luca Argentero; bravi gli altri - il ruolo del "tremebondo" interpretato da Stefano Fresi era tagliato, però, su misura per Carlo Verdone. Anna Foglietta, ragazza fragile eppure forte, determinata nel condurre a termine una gravidanza provocata da persona rimasta ignota, fa la sua parte. Inverosimile nello sviluppo, con inserimento di elementi "educativi" quali la figura dell'immigrato più integro e laborioso di tanti italiani; arricchiata con l'inserimento di voluti stereotipi, quali i due vigili intrallazzatori, i due guappi, "bambinoni" cui piace la violenza; impreziosita con elementi di poesia, quali i bei paesaggi agresti e la musica che proviene dal sottosuolo, la storia giunge alla sua (non)conclusione con tonalità agrodolci, esaltando il sentimento di chi, dopo essere stato, per colpa propria o altrui, preso a bastonate dalla vita, ed essere stato capace di riemergere, non è più disposto ad arrendersi e subire.
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