Regia di Edoardo Leo vedi scheda film
Mai avrei pensato di poter dire: "cinefili del mondo, l’Italia cinematografica sta rinascendo". Perché visti gli ultimi casi di "belli e buoni" film nostrani, sono arrivata a due considerazioni: 1) non ho mai saputo scegliere i film italiani da gustarmi al cinema; 2) dopo il crollo constatato, la rinascita è veramente in atto. Pur essendo autocritica, penso di poter tranquillamente asserire che, la seconda delle due opzioni, è la più lecita in quanto la statistica è basata su un numero cospicuo di film presi in esame, pur dovendo ammettere che, negli anni più bui, qualcosa di buono (magari non necessariamente anche bello) è venuto sempre fuori. Quest’ultima opera di Edoardo Leo però è un gioiellino, sentimentale, intimo e divertente. Un film degno di essere (finalmente) chiamato tale. Si gusta dall’inizio alla fine. Bella la fotografia e i posti mostrati, raccontati. Il luogo diventa attore e parte del tutto, come la musica che compone la trascinante, non usuale, colonna sonora che mescola sinfonie classiche con note moderne ma non troppo. Azzeccata la scelta del cast: Edoardo Leo è bravo anche davanti, e non solo dietro, la macchina da presa, buona la prova di Argentero e Amendola, che resta comunque sempre "uno da fiction", emerge Anna Foglietta che imprime di personalità il suo marginale ruolo, riuscendo ad aprirsi un varco tra i protagonisti. Risulta vincente anche la scelta di affidare a Buccirosso un ruolo semi-serio. Edoardo Leo riesce dove altri registi prima di lui avevano fallito: omaggia i sentimenti comuni, quelli veri, mettendoli in luce senza timore di giudizio, regalandoci una pellicola che lascia dentro un sorriso di speranza verso la vita.
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