Regia di Edoardo Leo vedi scheda film
Se partiamo dall'assunto che mi sta capitando sempre più di frequente di apprezzare film che la critica ha bastonato, allora diciamo che accostandomi a questa visione c'era da esser preoccupati dal momento che il film è stato solo riempito di elogi. Vabbè era un modo come un altro per iniziare una specie di recensione, comunque è tutto vero. Il film è (perdonatemi l'aggettivo, dopo ogni volta che lo avrò usato mi darò uno schiaffo da solo) delizioso. Con un unico appunto, che non intende assolutamente essere in polemica con Edoardo Leo che ha diretto questo bel film (sto solo -come si dice- cogliendo l'occasione). Ma possibile che gli italiani non riescano a fare altro che commedie (ancorchè gradevoli e originali come in questo caso)? Vedremo mai un bel thriller, o un bel noir, realizzati qui da noi? Il problema esiste ed è culturale, anche se i fatti sono abbastanza evidenti; se oggi un giovane cineasta si presenta con un progetto che non sia una commedia, qualsiasi produttore gli oppone una grassa risata. Tutto qui, ed è molto triste. Chiusa (chiusissima) la parentesi (che prima o poi mi toccherà riaprire). Diciamo che questo progetto appartiene a Leo in quanto lo ha diretto ed interpretato da co-protagonista ma lo ha anche co-sceneggiato adattandolo per lo schermo da un romanzo scritto da tale Fabio Barolomei del quale nulla sapevo e nulla so. Diciamo anche che Edoardo (Leo), già popolare come attore. è la terza volta che si cimenta nell'esperienza registica, dopo due film che non ho visto ma di cui la critica ha parlato discretamente bene. E questa terza prova ne testimonia (mi si dice) la crescita e la maturazione. Perfino pleonastico fare collegamenti ideali (che ci stanno tutti) con quell'altro gioiellino che è stato "Smetto quando voglio", col cui cast questo film condivide oltre allo stesso Leo anche il bravo Stefano Fresi. La vicenda è semplice come base di partenza per poi evolversi in derive avventurose (ma sempre condite con l'ironia e la simpatia). Che poi sarebbe riduttivo anche definirla commedia, diciamo che "racconta una storia di uomini", Una manciata di persone (tra cui una donna) che a un certo punto decidono (dopo che il caso ne ha incrociato i destini) che è il momento di osare, se si vuole davvero dare una svolta ad esistenze che finora li avevano solo frustrati e che li facevano sentire -ognuno a suo modo- "inadeguati". E capita così che un fantozzianissimo (anche se poi è il belloccio del film) Argentero butta alle ortiche una carriera di sole umiliazioni come venditore di auto. Che un avvilito Fresi cui la moglie ha chiesto il divorzio e reduce dal fallimento del suo negozio, sceglie di tentare la fortuna. E infine un apparentemente spavaldo Leo inseguito dai debiti prova ad invertite la marcia di una vita in fuga da tutto. I tre si trovano a dover affrontare insieme la ristrutturazione di un vecchio casale per trasformarlo in un agriturismo immerso nella natura. Le loro peripezie non si contano e sarebbe davvero troppo lungo qui darne conto. Ma va detto che al trio si aggiungono strada facendo una dolce ragazza incinta di paternità sconosciuta e un veterano della lotta comunista (che fa strano dire queste parole oggi, vero?). Senza timore di spoilerare aggiungiamo che determinante è l'ingresso nella vicenda di un piccolo malavitoso locale impersonato da un immenso Carlo Buccirosso. La qualità di questo vivacissimo prodotto sta nel contaminare continuamente la leggerezza della commedia con il dramma e il thriller di una vicenda con risvolti assai pericolosi. E qui potrei collegarmi al discorso iniziale, non essendo (per niente) questo film "la solita commedia all'italiana". O forse sì, se intendiamo quel tipo di cinema di cui il meraviglioso Monicelli aveva fatto la propria bandiera, un cinema che -pur generando ilarità- era puntuto, sempre irriverente, anche cattivello e con qualche risvolto amaro. Evidentemente tutto l'opposto delle solite commedie dove (che so) c'è Bova (o lo stesso Argentero) che si fingono gay, seguendo sceneggiature vergognosamente ruffiane verso il pubblico (anzi la mandria) da multisala. Qui c'è invece un'aria di "vita vera", di sentimenti autentici che conferiscono alla pellicola un tono scanzonato sì, ma anche molto (molto!) umano. E a prova di questo segnalo i pensieri che -poco prima dei titoli di coda- uno dei protagonisti esprime in forma di "voce fuori campo", pensieri tutt'altro che banali che non t'aspetteresti di sentire in una commedia. Un bravo dunque ad Edoardo Leo per aver voluto conferire al suo lavoro questa impronta "monicelliana" che lo rende prezioso. Leo come attore è scafato e funziona. Fresi aderisce al ruolo con perfezione. Argentero (forse il più macchiettistico) se la cava bene. Claudio Amendola bravo ma forse il suo personaggio è un tantino schematico e forzato. Anna Foglietta è eccellente. Ma voglio concludere con un Carlo Buccirosso che per quanto mi riguarda è il motivo principale per pagare il prezzo del biglietto. Questo attore è un Gigante. Lo adoro! (per chi ha visto il film, lui è Vito "il malavitoso buono"). Tu lo esservi recitare e resti sbalordito da tanto talento. Lui che parla napoletano con quella sua indolente postura è per me una delle tante Magìe del Cinema (e del Teatro).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta