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L'accabadora

Regia di Enrico Pau vedi scheda film

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La recensione su L'accabadora

di Furetto60
6 stelle

Film doloroso e angosciante,tuttavia ben costruito intenso e carico di suggestioni.

Annetta,una grandissima Angela Finocchiaro, solitaria e misteriosa giunge  a Cagliari, nei giorni in cui l'Italia sta entrando in guerra e gli Alleati iniziano a bombardarla, alla ricerca della nipote Tecla.È una donna di circa trentacinque anni, sempre vestita di nero, solitaria e silenziosa,col suo passato ingombrante, gremito di enigmi e pene segrete, isolata ed emarginata come lo era anche prima nel  suo piccolo e sperduto paese natio,in Sardegna, perché il suo compito tramandatole dalla madre, è  quello di "accabadora”,cioè colei che dispensa la "buona morte" ai moribondi che la richiedano, praticando una sorta di eutanasia "ante litteram" ai malati terminali,munita di  un cuscino, un bastone e un coccio di vetro,"i suoi strumenti di lavoro"svolge il gravoso onere ,meccanicamente, senza tradire emozione,arriva al capezzale dell’agonizzante, capovolge, il crocifisso appeso alla parete e compie l'estremo gesto. Tuttavia il rapporto con Tecla, rimasta orfana,proprio per sua mano, cambia la sua esistenza. In città nessuno sa nulla di questa donna e del suo orribile segreto,trova occupazione e alloggio presso una famiglia,che le lascia in custodia una grande villa, allontanandosi da Cagliari per sfuggire alla guerra. Proprio durante un bombardamento, nella concitazione della fuga verso il rifugio, Annetta vede Tecla uscire dal portone di una "casa d'appuntamento". Le porge aiuto,tentando invano di sottrarla a quella mesta occupazione,cosa che riusciranno a fare i bombardamenti, dei quali Tecla rimane  vittima, finendo in coma nel letto, d’un raffazzonato ospedale. È là che Annetta conosce il giovane medico inglese Albert ,col quale potrà forse condividere una nuova vita aiutata, in questo, anche dal bel rapporto d’amicizia  con Alba,un’artista sensibile,interpretata da Carolina Crescentini.

La sua nuova esistenza nella grande città, alleggerita dal peso della sua vecchia mansione, la spinge a scoprire di essere una donna viva e vitale e forse a darle una nuova prospettiva.

Questo  terzo film  del regista  Pau è doloroso,fortemente coriaceo,molto lento,attraversato da  lunghe pause,pregno di silenzi "assordanti" carico  di suggestioni,estremamente pesante ,girato in un chiaro/scuro angosciante,tra riflessi e giochi d’ombre,un racconto sempre “sospeso”un viaggio nella tradizione mitologica e nelle leggende, alle quali appartiene questa strana figura di donna,partorita dalla fantasia dei racconti del folclore locale,della quale l’Italia è ancora prodiga,specchio di una cultura popolare, dove si mescolano scienza e magia, presente e passato, e soprattutto grandi tragedie.

 

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