Regia di Jason Momoa vedi scheda film
Con ogni probabilità, Jason Momoa non sarà mai considerato un attore di rango ma rimane un personaggio interessante, dotato di una naturale simpatia e di un fisico statuario, che ha reso sua moglie Lisa Bonet la donna più invidiata al mondo dalla platea femminile. Inoltre, per quanto è dato sapere, è anche un uomo attento ai valori morali, premuroso e protettivo verso la sua famiglia, strettamente interconnesso alle sue origini (per confutare questa affermazione, basta spulciare gli extra presenti sul blu ray di Aquaman).
Anche per questa impressione a pelle, scoccia fare le pulci a Road to Paloma, il suo debutto da regista. Un film che sfoggia a chiare lettere il suo punto di vista su una considerevole mole di temi scottanti, purtroppo allineati in un tragitto dall’anatomia didascalica che non li valorizza come avrebbero meritato.
Robert Wolf (Jason Momoa) è un nativo americano in fuga, braccato dall’Fbi dopo essersi vendicato con le sue stesse mani dell’aggressore che ha brutalmente ucciso sua madre.
Mentre percorre le strade desertiche delle sue zone, incontra Cash (Robert Homer Mollohan), un musicista alcolizzato, con cui stringe un sincero legame di amicizia.
Insieme a lui, Robert incontrerà una dopo l’altra le persone a lui più care per un ultimo saluto da uomo libero, prima di dover rendere conto alla giustizia delle sue azioni.
Road to Paloma è un film indiscutibilmente contraddistinto da un’immacolata e scoperta volontà, un road movie - o un moving pictures come da definizione di Wim Wenders - di biker che attraversano gli Stati Uniti delle retrovie, quelle zone dimenticate da Dio dove la giustizia conosce una sola lingua e funziona a due velocità: severa e monolitica nei confronti delle categorie soggette a discriminazione, quelle minoranze destinate a essere soggiogate, e lasciva quando il colpevole indossa la divisa della classe dominante.
Dunque, le intenzioni sono stimabili e tanti incontri disseminati lungo il viaggio stimolano l’empatia, ad esempio quando ritroviamo l’iconico volto di Wes Studi (L’ultimo dei Mohicani), oppure di fronte alla comparsa di Lisa Bonet, che con Jason Momoa ha un’intesa che travalica dichiaratamente i confini imposti dallo schermo.
Contestualmente, si tratta di un itinerario a tappe pressoché obbligate, il più delle volte esplicitate senza attingere a sviluppi approfonditi (ci sono tanti passaggi da condurre e il tempo a disposizione scarseggia), con tanto di resa dei conti conclusiva che più prevedibile non potrebbe essere e un agente dell’Fbi delineato come un Terminator sotto acido.
A conti fatti, Road to Paloma è una pellicola alla quale risulta facile riservare un po’ di clemenza e quindi perdonare talune mancanze ma, allo stesso tempo, ha troppi spifferi per soprassedere a cuor leggero. A volte è maldestro, in altri casi addirittura rozzo, complessivamente fatalista con riferimenti sparpagliati attraverso una diretta cognizione di causa, dispensatore di considerazioni esistenziali che finiscono strozzate da uno schematismo soffocante, che non consente di agguantare quell’ampio respiro che pure avrebbe nelle corde.
Volonteroso e acerbo.
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