Regia di Guy Myhill vedi scheda film
Ancora cinema inglese, quello di frontiera, quello arrabbiato, quello nervoso. Ma Guy Myhill, al suo esordio, propone qualcosa di nuovo: dentro la consueta storia di brutture famigliari, di adolescenze difficili e orizzonti chiusi, morti, inserisce un particolare stile registico, meno sporco di quello delle solite grigie periferie urbane, più luminoso, etereo, tutto dentro agli occhi chiari del bravo protagonista, aiutato, in tutto questo, dalla campagna attorno a Norfolk, che dona una luce diversa a tutto il racconto. Detto questo, "The Goob" è il tipico film della presa di coscienza, del passaggio esistenziale fra l'adolescenza e il mondo degli adulti, giocato sul filo dei nervi, dei corpi, quasi androgini, che contrastano con un mondo, quello rurale, non più dominato da fattorie e animali, ma dalle gare muscolari delle "stock car", che fanno da sfondo. Non so se qualcuno ricorda uno dei film più belli del rimpianto Carlo Mazzacurati, ovvero "L'Estate Di Davide", tutto ambientato nella profonda campagna piemontese, ma "The Goob", decontestualizzato, me lo ha ricordato spesso: lo smarrimento di Goob è lo stesso smarrimento di Davide, la tensione emotiva, pure. Bel film, quindi, seppure mancante di una trama veramente efficace, ma che ci consegna, chissà, un nuovo modo di raccontare il sociale per il cinema inglese, da qualche tempo chiuso in un cliché ormai un po' troppo rimasticato. Da recuperare.
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