Regia di Gianni Zanasi vedi scheda film
Enrico è un tagliatore di teste sui generis che dopo aver intrecciato amicizia con manager incompetenti, o eredi incapaci, li persuade a cedere le proprie quote per cercare una strada più consona alle proprie aspirazioni, lasciando perdere il lavoro in azienda. La vita di questo ‘scienziato dell’eliminazione’ inizia a cambiare quando lungo la sua strada si presentano Achinoam, ragazza israeliana, aspirante suicida ed ex fidanzata di suo fratello, e i due eredi adolescenti di una multinazionale ad un passo dalla chiusura.
A sette anni da Non Pensarci, e a sei dalla omonima serie apparsa su FOX, il modenese Zanasi veste nuovamente Valerio Mastandrea dei panni del disadattato ma in tal caso non certo carico d’insuccesso, scanzonato, ma professionista serio e particolare, creatore di un lavoro socialmente utile unito a un vuoto e a una vena di profonda malinconia interiore. Un attore dei giorni nostri e un abile trasformista capace di mimetizzarsi in ogni situazione per fare desistere gli incapaci e salvaguardare posti di lavoro che altrimenti sparirebbero come cumuli di neve al sole. Zanasi ancora una volta infila nel vaudeville della vita dei suoi protagonisti, fra i quali appaiono nuovamente Teco Celio e Giuseppe Battiston, nei ruoli di padre e figlio manager predatori e comici già visti nella precedente pellicola, tutto quello che caratterizza il suo cinema fatto di riflessioni in salsa comica. Il risultato è una presa di coscienza insperata che assume le sembianze di una potenziale suicida israeliana, l’attrice Hadas Yaron, e di una coppia di adolescenti, gli esordienti Filippo De Carli e Camilla Martini, improvvisamente catapultati nel mondo degli adulti per cercare di salvare l’azienda di famiglia da una fine indegna. Favola moderna nel corso della quale Mastandrea porta in scena il proprio personaggio con mestiere e senza particolari sbavature. Una favola il cui contenuto è fin troppo affine con Troppa grazia, ultima recente fatica di Zanasi. Film che alla stessa maniera funziona a metà. Carico di buoni sentimenti e incapace di andare oltre una bella confezione iniziale.
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