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La felicità è un sistema complesso

Regia di Gianni Zanasi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La felicità è un sistema complesso

di ethan
7 stelle

Con 'La felicità è un sistema complesso' Gianni Zanasi torna al cinema dopo un silenzio durato ben otto anni - 'Non pensarci' è del 2007 – e lo fa con un tentativo di resuscitare un genere, la gloriosa Commedia all'Italiana dei tempi che furono, che si può dire, con qualche distinguo, sia riuscito e al contempo lodevole, tenendo conto del mare magnum del nostro cinema contemporaneo, più portato verso la commediacce e le farsacce scurrili e volgarotte oppure per tanto cinema autoriale, spesso pretenzioso e fine a se stesso.

La storia racconta le vicissitudini di Enrico (Valerio Mastandrea in gran forma), che svolge la particolare professione di convincere dei titolari di aziende, ritenuti incapaci dal suo datore di lavoro Bernini (il corpulento ma bravo Giuseppe Battiston), a rinunciare alle proprie quote, dietro lauti compensi, per affidarle a mani più esperte (che poi in realtà, grazie a finanza creativa e altri magheggi vari le sfruttano a loro piacimento, delocalizzando e licenziando). Il tutto si complica però quando Enrico deve intervenire con due ragazzini, Filippo (De Carli) e Camilla (Martini) Lievi, rimasti orfani dei genitori a causa di un incidente d'auto, e catapultati in un realtà più grande di loro, mentre nella sua vita, già scombinata di par suo, irrompe la ragazza israeliana abbandonata dal fratello Nicola (Daniele De Angelis), Avinoam (Hadas Yaron).

Il plot, di grande attualità vista la situazione non certo florida della nostra economia, si prestava magari ad una messa in scena più 'militante' ma il regista preferisce percorrere sentieri diversi, narrando con mano lieve ma sentita e partecipata la vicenda, delineando un quadro dolceamaro di realtà di cui si sente spesso parlare nei rotocalchi giornalieri, mostrando coloro che possono essere etichettati come dei Nuovi Mostri della italica alta finanza, con gente senza scrupoli, che si fa beffe delle disgrazie altrui.

L'autore sfugge però da un lavoro a tesi, concentrandosi più sui suoi personaggi, mettendo in luce le loro umane debolezze, ritraendoli tutto sommato con affetto ed umanità, come dei 'pesci piccoli', di fronte a dei pescecani, che li sfruttano inserendoli all'interno di un meccanismo, di un ingranaggio più grande di loro e, una volta usati, li 'dismette'.

Opera dalle atmosfere rarefatte e disincantate, 'La felicità' si avvale di una coralità di interpreti di vaglia, su cui spicca il duo Mastandrea e Battiston, con a ruota la sorprendente Hadas Yaron ('La sposa promessa'), la cui recitazione in italiano stentato, dandole quell'aspetto strampalato e lunare, accresce la sua prova, ed ha dalla sua una colonna sonora non banale e variegata, composta da brani ricercati e poco commerciali ('Torta di noi' di N. Contessa ha ottenuto una candidatura ai David 2016) ed ha come unica pecca il girare a vuoto in un paio di sequenze gratuite e superflue – quella nella grotta, pare quasi di essere in una parentesi sorrentiniana, e del dipendente che si dà fuoco, che stona in tutto il contesto – che allungano in maniera eccessiva la durata, vicina alle due ore, ma sono difetti che inficiano di poco la qualità globale del film, che purtroppo non ha ottenuto il successo che meritava.

Voto: 7.

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