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Il ricco, il povero e il maggiordomo

Regia di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Morgan Bertacca vedi scheda film

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La recensione su Il ricco, il povero e il maggiordomo

di scandoniano
5 stelle

Si ride col contagocce, la comicità è stanca e si affida al solo mestiere del(l’ex) trio prodigio del nostro cinema. Poca inventiva, ma rispetto a alcuni esperimenti obbrobriosi del passato, almeno qui c’è una storia…!

Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti

Il ricco, il povero e il maggiordomo (2014): Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti

Un uomo d’affari (Giacomo) e il suo maggiordomo (Giovanni), dopo aver incontrato per caso un ambulante (Aldo), sono costretti a vivere insieme. La vita li convince a ridurre le distanze tra loro, provando da veri amici a risolvere tutti i problemi.

 

Undicesimo lungometraggio (quinto come autori) con Aldo, Giovanni e Giacomo, “Il ricco, il povero e il maggiordomo” ha rappresentato, così come quattro anni prima “La banda dei babbi natale”, l’alternativa al cinepanettone di turno. E al pari di questi ultimi, gli incassi non sono mancati. Ma il botteghino non è tutto. La qualità del prodotto è ben altra cosa. Sono lontani i tempi dei primi film, in cui il meccanismo era oliato, il ritmo fulminante, le battute da sbellicarsi. Conclusa definitivamente la fase di start up, dove le gag portate per anni sulle tavole teatrali e in TV funzionavano anche sul grande schermo, e messa alle spalle anche quella sperimentale (che aveva prodotto inquietanti ibridi come “Il cosmo sul comò” o “Amplagghed al cinema”), il trio dimostra di essere tornato al film di fiction pura, raggranellando alcuni topos del passato e portando a casa qualche tiepida risata.

La colpa è nei tanti difetti riscontrabili. Innanzitutto il film ci mette un’infinità ad ingranare, tra l’incredulità di chi nel primo quarto d’ora abbondante alterna stropicciamento d’occhi ad ampi sbadigli. Poi, quando l’incipit si conclude e si entra nel vivo il ritmo sale, qualche gag funziona e la risata non tarda ad arrivare. Ma è tutta una questione di mestiere (si ride soltanto laddove, su motivetto musicale, i tre protagonisti si lasciano andare ad una comicità fisica, molto slapstick). Di battute e situazioni comiche pianificate che siano veramente efficaci non se ne vedono molte. I tempi comici risultano più dilatati che mai, quasi come se la famosa amalgama che aveva reso il trio un interessantissimo prospetto del nostro cinema, si fosse smarrita.

Mancano le idee, c’è poco da fare. E anche laddove si potrebbe trovare qualche spunto interessante (vedi la storia del falso imprenditore azero con la potente Assia), il livello di divertimento latita e sembra che la voglia di divertire lasci spazio ad una comicità che va col pilota automatico, abitudinaria e senza verve.

 

Aldo Baglio, Francesca Neri

Il ricco, il povero e il maggiordomo (2014): Aldo Baglio, Francesca Neri

 

Il ricco, il povero e il maggiordomo” galleggia attorno alle mediocrità. Perché se è vero che il film in senso assoluto può considerarsi (con molto sforzo) dignitoso, i risultati complessivi, considerato il glorioso passato, sono da considerarsi invece inaccettabili.

 

Carmine Cicinelli

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