Regia di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Morgan Bertacca vedi scheda film
Il panettone di Aldo, Giovanni e Giacomo è sempre quello, stantio dopo quasi vent’anni di abbuffate più o meno digeribili e di avanzi da propinare al film successivo, in cui raccontare una storia che è sempre la stessa, soltanto un po’ più rimasticata e insapore. Giacomo è il ricco, che investe male e si ritrova sul lastrico. Aldo è il povero, che vive con mammà e coltiva il sogno di gestire una bancarella. Giovanni è il maggiordomo inappuntabile, che segue Giacomo sul lastrico ma vorrebbe sposare una venezuelana. Tutto già visto, ma non importa, perché al terzetto (fu) comico non si chiede mai altro che non sia maniera e autocitazione. Manca la regia, ma sarebbe chiedere troppo. Manca un filo conduttore narrativo compiuto e gli episodi somigliano tristemente al peggior cinema compilation di Neri Parenti, ma nemmeno questo è il problema, dato che persino Parenti ha sempre strappato al suo pubblico qualche risata. Il punto è proprio la risata. Affidati all’arrugginito istinto slapstick di Baglio, i gag appaiono rinsecchiti come il suo repertorio fatto ancora di «miiiiinchia» e similari, mentre nelle mani del “collante” Giacomo i tempi comici si dilatano fino al sonno. Tutto è pulito, corretto e bonario, ma se a una commedia, per giunta natalizia, si toglie la risata, davvero non rimane nulla per cui valga la pena pagare. Però il panettone stantio qualcuno se lo mangerà ancora, e ancora ne avanzerà per il prossimo film.
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