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Il ricco, il povero e il maggiordomo

Regia di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Morgan Bertacca vedi scheda film

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La recensione su Il ricco, il povero e il maggiordomo

di EightAndHalf
1 stelle

Ne è passata acqua sotto i ponti, e anche della più lercia e nauseabonda, ma a raschiare il fondo del barile si trova sempre il ciuffo di sporcizia più rintanato e puzzolente per non dare mai fine al peggio. Aldo, Giovanni e Giacomo li abbiamo persi tempo fa, quando con Il cosmo sul comò avevano raggiunto l'apice della bassezza e dell'insulso, tanto che non si pensava potessero farci sorbire oscenità ulteriori, ma i due film successivi hanno smentito ciò che del Cosmo sul comò si poteva pensare, e con questo, Il ricco, il povero e il maggiordomo, possiamo dire portata allo zenit questa fase depressiva della commedia italiana e della loro "commedia" finto slapstick. Ormai le sale, gremite per inerzia, si appagano della scempiaggine finché gliela si offre: qui di comico però non c'è nulla, se non la potenziale presenza del trio siculo-milanese. Non c'è neanche quel tentativo molto alla lontana di satira che si poteva respirare (sforzandosi un bel po') in Sole a catinelle di Zalone, no, nel nuovo "Film di Natale" non si fa altro che portare avanti gag stupide, rimacinate fino allo stremo negli ultimi tempi, riciclate dal loro stesso vecchio repertorio (vedi l'Ajeje Brazorf nei nomi del finto petroliere azero interpretato da Aldo), inconsapevoli di cosa sia l'umorismo vero (imbarazzante il riferimento a Django Unchained). E non solo nella sala cinematografica regna il silenzio assoluto (non si ride, non ride nessuno, non si può, sarebbe contro natura), a farci stare male sono le interpretazioni di tutti gli attori (tutti, non se ne salva uno), i brandelli di storia che si vorrebbero "raccontare", le trovate pseudo-divertenti, fino al più delirante degli script che mente umana possa immaginare (e non c'è, ovviamente, niente di positivo in questo delirio). La storia fa acqua da tutte le parti, ma non è questo il vero problema. I dialoghi puzzano di pretestuoso e di encefalogramma piatto lontani un miglio, ma non è neanche questo il problema. E non lo sono nemmeno il filo di razzismo, il cattivo gusto, la stupidità convinta di allietare, l'ovvietà degli eventi, la piattezza del ritmo e la pubblicità (neanche troppo) occulta. Il vero problema sono loro tre, che hanno perso la loro verve, la sostanza comica che li legava. Totalmente assente è infatti la capacità di dissimulare la natura prettamente alimentare di un film fatto da un trio comico leggendario che sta insieme per forza e per continuare a guadagnare in qualche modo. E non c'è nient'altro da dire, se non che non ci si farà fregare una quarta volta.

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