Regia di Roberto Girometti vedi scheda film
Alla morte di un potente boss mafioso, vari sgherri tentano di sopraffarsi a vicenda per ottenere il controllo degli 'affari'. Finchè non si decide a intervenire don Raffaele, da tutti temuto e riverito.
Scarsissima imitazione del genere Merola-movie, già di suo poveristico a livello estetico e contenutisticamente demenziale in modo involontario, lanciato definitivamente da Alfonso Brescia un paio di anni prima; Roberto Girometti sceglie con grande astuzia uno pseudonimo (Bob Ghisais) per firmare la regia, in maniera tale da non poter correre il rischio di essere fermato da qualcuno per strada e dover rispondere a domande imbarazzanti. Poi però si dimentica di togliere il proprio vero nome dai crediti per la sceneggiatura, che lo vedono affiancato a Pelio Quaglia e Pierpaolo Lubrani, neanche a dirlo due esordienti totali come scrittori di cinema e contemporaneamente entrambi all'ultima esperienza in tale ruolo. Moltissimi sono in verità i volti e i nomi semisconosciuti che pullulano nel cast tecnico e artistico della pellicola, la seconda delle tre dirette da Girometti (maggiormente noto come direttore della fotografia, per lo più di film televisivi); si salvano da tale circa-anonimato solo Gordon Mitchell, Malisa Longo (interpreti) e Stelvio Cipriani, autore di una colonna sonora adeguatamente dozzinale. Davvero un lavoro privo di idee e della pur minima cura, con innumerevoli momenti di puro trash godibili all'ennesima potenza: solo per cultori. 2/10.
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