La recensione su The Falling

di mck

7 stelle

Malcaduco.

1969, Inghilterra, liceo femminile Marina Abramovic. L’elaborazione collettiva di un lutto (grande morte) compiuta trasfigurandola attraverso un’epidemia di (piccole morti) orgasmi? E mai che nessuna becchi uno spigolo (banco di scuola, tavolo di cucina) s’una tempia mentre si lascia svenire. Se fosse un anime - chessò, di Makoto Shinkai, ad esempio - sarebbe perfetto, ma un live-action… Eppure, nonostante tutto ciò, il film scritto (come sempre) e diretto da Carol Morley (i precedenti “Edge” e “Dreams of a Life” e i successivi “Out of Blue - da “Night Train” di Martin Amis - e “Typist Artist Pirate King”) funzion(icchi)a, grazie soprattutto al cast [Maisie Williams (da Arya Stark a Catherine Dior), Florence Pugh (dalle ragazze svenenti a quelle digiunanti), Morfydd Clark (poi modernamente trasfigurata Maria Maddalena di Magdala in “Saint Maud” ed eternamente giovane Galadriel in “LotR: the Rings of Power”), Maxine Peake (“Black Mirror: MetalHead”), Greta Scacchi (“Heat and Dust”), Monica Dolan (“the Dig”) e Joe Cole (“Peaky Blinders”, “Green Room”, “WoodShock”, “Pure”, “Gangs of London”)], alla poderosa, ma non ingombrante, fotografia di Agnès Godard (storica collaboratrice di Claire Denis), al montaggio (mai eccessivamente didascalico) di Chris Wyatt (“Ammonite”) e alle splendide musiche, parole e voce di Tracey Thorn degli EveryThing But the Girl (e Massive Attack).