Regia di Roger Corman vedi scheda film
E' un piccolo horror, non tra i migliori di Corman, che però comunque sa graffiare e ha anche qualcosa da dire. A far paura è più quello che non si vede o che si intuisce che quello che viene mostrato: a questo proposito le statue di argilla hanno infatti il loro che di sinistro, specie se si sa cosa ci sta dentro. E poi io rimango convinto che gli horror più efficaci sono quelli che non mostrano, ma lasciano immaginare.
In filigrana alla trama sullo scultore pazzo, si può leggere una certa critica alla vanità che tenta ogni artista, e che lo spinge a cercare la fama con ogni mezzo. Il protagonista porta il discorso all'estremo, ma, mutatis mutandis, non è difficile vedere in lui molti artisti mediocri e velleitari in cerca di notorietà ad ogni costo. Oltre a questo, si vede pure una stoccata neanche troppo delicata al pubblico che fruisce dell'arte, il quale è spesso attratto dal macabro e dal morboso, o anche solo dalla vanità intellettuale. Per molti vedere la statua di un uomo con la testa spaccata ha la sua attrattiva, come pure quella di una donna strangolata. Come l'artista, inoltre, anche il pubblico è tentato da vanità e snobismo. Il padrone del locale, poi, pur avendo scoperto il segreto delle statue, e pur questo facendogli ribrezzo, si trattiene dal rivelarlo perché vendendo le opere riesce a fare un po' di soldi. Insomma, è una specie di circolo vizioso che ammorba un po' tutti.
Chi si aspetta un horror splatter dai toni forti lasci perdere. Anzi, ha un'atmosfera leggera, sensazione accentuata dall'uso della musica jazz. In complesso è sicuramente rispettabile, anche se io di Corman preferisco i gotici tratti da Poe. PS: non è escluso che l'italiano "Il mulino delle donne di pietra" (1960) sia stato ispirato da questa pellicola.
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