Regia di Stefano Chiantini vedi scheda film
Dopo un incidente mortale, il cantiere dove lavora Thomas (Marco Giallini) viene chiuso, e lui e gli altri rocciatori lasciati in mezzo a una strada. Un vecchio amico, Ermanno (l’ottimo Antonio Gerardi), gli propone allora di lavorare con la sua impresa a un traforo in Abruzzo. Solo che il cantiere, aperto sopra una frana, provoca smottamenti e crepe nel paese limitrofo, puntualmente denunciati dal geometra Giorgio Colangeli. Ad animare l’opposizione ai pericolosi lavori anche la maestra Maya Sansa. Thomas ha famiglia ed è senza lavoro, conosce Ermanno e sente subito puzza di bruciato: il dilemma morale conseguente (lavoro o sicurezza e salute?) è il tema del film, eco di problematiche che dall’ILVA alla TAV scuotono, nella realtà, la storia d’Italia recente. Nobili gli intenti del regista Stefano Chiantini, che firma la sceneggiatura insieme a Chiara Atalanta Ridolfi, Marta Manzotti e Luca Benedetti, anche montatore. Lo sviluppo narrativo, per lo spettatore più smaliziato, risulta purtroppo un po’ prevedibile, nel senso che l’accumulo di situazioni (il paese spaccato, la strategia rapace dell’imprenditore, l’acquiescenza dei politici locali) va a sfociare dove ci si aspetta (il tema sociale, il dramma personale, il riscatto del singolo). Ma lode al coraggio di avere affrontato argomenti non centrali, come invece dovrebbero essere, nel nostro cinema. Eccellente davvero Marco Giallini, che specie nella prima parte riesce a dare un peso all’afflizione.
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