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Andiamo a quel paese

Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film

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La recensione su Andiamo a quel paese

di supadany
7 stelle

Tentativo di fare un passo in avanti per l’ormai collaudata coppia formata da Salvatore Ficarra e Valentino Picone che non si dimenticano certo cosa pretende il loro zoccolo duro di pubblico, cosa comunque un po’ tutti cercano quando scartabellano la programmazione dei cinema, ma allo stesso tempo inseguono altri sbocchi, guardando alla (drammatica) situazione reale del paese come in altri tempi si usava fare (ed anche con migliori risultati).

Dopo aver perso il lavoro, Salvo (Salvatore Ficarra) è costretto a lasciare Palermo, con la sua famiglia e l’amico Valentino (Valentino Picone) per tornare a vivere in un paesino lontano dove alloggia la suocera.

Ben presto Salvo si accorge che dietro l’elevatissima età media della popolazione locale si nasconde la possibilità di guadagnare soldi facili, prendendo in tutela gli anziani e quindi ritirando la loro pensione.

Ma quando questi cominciano inevitabilmente a morire, nonostante le cure interessate, ha bisogno di un piano più spericolato per non ritrovarsi in mezzo ad una strada.

 

Salvo Ficarra, Valentino Picone

Andiamo a quel paese (2014): Salvo Ficarra, Valentino Picone

 

In una stagione ancora più arida del solito per la (arrancante) commedia italiana, ecco un film che in qualche modo si distingue dalla massa (asfittica), che non si dimentica delle proprie peculiarità e che ci prova pur finendo un po’ prigioniera del suo tentare di dare un colpo alla botte e uno al cerchio.

L’inizio serve per rassicurare il loro pubblico, con battute a raffica poggiate su situazioni banali (personalmente comunque abbastanza apprezzate), i due sono un po’ come “il gatto e la volpe”, ma ben presto si entra nel vivo, con l’occhio che arriva in quell’Italia di periferia un po’ dimenticata dove i giovani sono ormai scomparsi e gli anziani affollano piazze e stradine.

In questo modo oltrepassano il guado con temi sociali (mancanza del lavoro, la pensione come sussistenza sociale per tutta la famiglia con quindi un’inversione rispetto al passato) e tanti malcostumi della nostra società (l’imbroglio alle istituzioni, ma anche la raccomandazione come unica possibilità) e l’asticella del rischio cresce quando si arriva a toccare l’amore per convenienza tra generazioni distanti (e si va anche oltre).

Tutto sempre sospinto (o sorretto) dall’alchimia intoccabile che c’è tra lo squinternato Salvatore Ficarra e l’ingenuo tenerone di Valentino Picone, mentre le varie maschere della terza età, oltre ad essere insolite per un film da botteghino, portano con se un po’ di curiosità.

Purtroppo ogni tanto si rischia di andare fuori giri, anche se qualche risata non ci mette poi troppo tempo ad arrivare in mutuo soccorso, soprattutto la più classica storiella d’amore appare posticcia, proprio della peggior risma per approssimazione (soprattutto in chiusura, roba da linciaggio), ma per fortuna si ritrova lo stesso la forza, ed il guizzo, per chiudersi all’insegna di qualcosa di meno tangibile, più popolare e suggestivo, ricordardoci una volta di più chi siamo (e dove stiamo andando).

Insomma, tra pregi e difetti, rimane soprattutto un lavoro piacevole, che fa divertire chi apprezza la consolidata comicità del popolare due comico siciliano e che cerca di rinnovarsi nel solco della tradizione riuscendoci solo in parte, accendendo comunque la curiosità.

Ed in fondo tanto basta come prima volta.

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