Trama
Due amici abbandonano la metropoli per rifugiarsi nel piccolo paese d'origine, dove la vita è meno cara ed è più facile tirare avanti. L'impatto con la nuova realtà rivelerà però non poche sorprese. I due si ritroveranno a vivere in un contesto diverso da quello che si erano immaginati: un paese pieno di anziani, da cui però è impossibile non poter trarne beneficio. Ogni anziano rappresenta una pensione, un bel bottino per i due disoccupati…
Approfondimento
ANDIAMO A QUEL PAESE: IL "POTERE" DEGLI ANZIANI
Scritto e diretto da Salvo Ficarra e Valentino Picone, Andiamo a quel paese racconta le (dis)avventure di Valentino e Salvo, una coppia di amici che per cambiare vita decide di trasferirsi dalla città al piccolo comune siciliano di Monteforte, paese d'origine del primo e della moglie del secondo. La decisione è dettata dalla speranza di limitare le spese ma l'impatto con la nuova realtà si rivela presto più complicato del previsto, soprattutto per Salvo: abituato alla città, è costretto a vivere con la sua famiglia in casa della suocera. Considerando che il paese sembra abitato solo da anziani, Salvo e Valentino - in cerca di una soluzione per sbarcare il lunario - trovano modo di sfruttare la cosa a loro favore, trasformando la casa in un ospizio improvvisato in cambio della pensione dei vecchietti. Complice una serie sfortunata e improbabile di incidenti mortali, gli anziani cominciano a credere che l'abitazione sia stata in realtà colpita dal malocchio e vanno via, lasciando Salvo e Valentino alla ricerca di una nuova soluzione che intravedono in Lucia, l'anziana zia della moglie di Salvo.
Con la fotografia di Roberto Forza, le scenografie di Paola Bizzarri, i costumi di Cristina Francioni e le musiche di Carlo Crivelli, Andiamo a quel paese è stato scelto come film di chiusura (fuori concorso) del Festival di Roma 2014 e a spiegarne (comicamente) le origini sono gli stessi registi: «Quando i produttori ci chiesero di fare il quinto film, eravamo piuttosto titubanti perché in realtà noi avevamo già in mente di fare il sesto. Loro, però, che sono persone accorte e preparate, ci fecero subito notare che fare il sesto film senza prima aver fatto il quinto poteva sembrare azzardato, quasi un atto di presunzione. Così, un po' dubbiosi, ma comunque confortati dalla loro indiscussa esperienza, comprammo carta e penna e ci rassegnammo a scrivere il quinto film.
Ci mettemmo a lavorare alacremente al soggetto e alla sceneggiatura giorno e notte. Senza tregua. Nonostante gli sforzi, però, non riuscivamo proprio a toglierci dalla testa il sesto film che di tanto in tanto continuava a fare capolino dentro i nostri pensieri. Tuttavia, chiamammo a raccolta tutta la nostra professionalità e dopo estenuanti giorni di lavoro, il quinto film era scritto!
Qualcosa però continuava a tormentarci.
Di fronte a quel disagio, però, ci sentivamo impotenti e non sapevamo cosa fare. Quando, infine, fingere divenne insopportabile, prendemmo il coraggio a due mani e, contro tutto e tutti, ma principalmente contro le più banali regole logiche, ci buttammo a lavorare a tempo pieno sul sesto film. “Vadano tutti a quel paese”, pensammo.
In men che non si dica, tutti gli appunti, tutte le idee, tutti i verbi si incasellarono al posto giusto. I personaggi, poi, inutile dirlo, si riversarono immediatamente sulle pagine bianche, e in un attimo si conquistarono la scena: zia Lucia, Donatella, Roberta, padre Benedetto e tutti gli strani abitanti di questo meraviglioso paese che è Monteforte ci presero per mano e ci condussero per le vie impervie della sceneggiatura. Che viaggio magnifico! Che compagni d'avventura eccezionali! E poi: le strade siciliane, il caldo afoso, i vecchi, i disoccupati, il bar, la barberia. Tutto in un attimo fu chiaro. Così, dopo pochi giorni, in una calda giornata di marzo, la prima stesura del nostro sesto film vide la luce.
Adesso dovevamo solo trovare il coraggio di andare dai nostri produttori e confessare. Armati, quindi, di faccia tosta e coraggio, decidemmo di incontrarli prima possibile. L’incontro fu tesissimo. Continuavano a sfogliare la nostra sceneggiatura con aria perplessa e preoccupata. E solo quando arrivarono alla fine, rialzarono lo sguardo, lo incollarono ai nostri occhi e con aria sincera ci dissero: “Mi dispiace, ragazzi, la storia è bellissima ma nessuno a memoria d'uomo ha mai fatto il sesto film prima ancora di aver fatto il quinto. Abbiamo troppa paura che possa crearsi un precedente pericolosissimo”.
Come dargli torto. Neppure Hollywood, che del cinema aveva fatto l’industria più prolifica di tutti i tempi, si era mai spinta a tanto. A testa bassa, quindi, uscimmo dalla stanza. Un attimo prima di imboccare l’ascensore, però, uno dei produttori ci fermò urlando felice: “Un momento, picciotti! Ci siamo informati! Nessuno ci obbliga a dire che questo è il sesto film! Possiamo girarlo tranquillamente e dire a tutti che si tratta del quinto. Chi potrà mai scoprire che non è così?!”.
Eravamo felici. E mentre i nostri produttori continuavano ad abbracciarci e a darci pacche sulle spalle, noi soddisfatti pensavamo: “Finalmente! Andiamo a quel paese”».
Note
Dopo una prima mezz’ora veramente faticosa, con Ficarra & Picone che non trovano la giusta dinamica di gag e battute, prigionieri di ritmi televisivi, definizioni macchiettistiche e di una colonna sonora ingombrante e un po’ molesta, qualcosa cambia e il racconto tocca momenti di surrealtà totale, con la metamorfosi del duo e momenti inattesi di scrittura sul “comune senso del pudore”. Una commedia italiana finalmente decente e divertente, peccato davvero fatichi a ingranare.
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Commenti (5) vedi tutti
Commedia frizzante che nonostante la banalità della trama riesce a divertire.
commento di gruvierazPer me è la prima mezz'ora del film ad essere passabile e spiritosa con trovate anche inattese, poi il brodo si allunga, ripetitiv e stancane.
commento di ottobyteLeggera commediola che punta tutto sugli scontri verbali del simpatico duo di cabarettisti .
leggi la recensione completa di daniele64Un film da vedere, che sicuramente consiglio. Vi farà sorridere, ridere, e anche commuovere. Una black comedy con tutti gli ingredienti ben amalgamati, ben sviluppata, e loro troppo forti!
leggi la recensione completa di fede993Vincolati alla comicità da cabaret, Ficarra e Picone mettono in atto una pièce (fin troppo) trita e ritrita infarcita da gag e topoi già abbondantemente us(ur)ati, il tutto per raccontare quella che si configura come una ingenua storiella del giornale della domenica. Di novanta minuti.
commento di T O R Q U E M A D A