Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
Prima di Inception, Matrix e Strange days, P.Verhoeven - districandosi con abilità fra le infinite proiezioni dell’essere e della realtà che ci circonda (di cui, però, non offre alcuna chiave di lettura) - conduce lo spettatore nel labirinto della mente umana, per esplorarne i meandri più reconditi e multiformi. E’ un diversivo però: il suo reale scopo, ancora una volta, dimora nella sua inconfondibile, trahissiama estetica, fatta di schizzi di sangue ed interiora (a volontà), sesso (stavolta non eccessivo) e follia umana (tanto lucida, quando pestilenziale: la presenza dei ripugnanti - con rispetto parlando - “mutanti” è lì a dimostrarlo). Verhoeven si diverte, infatti, a puntare la lente di ingrandimento sul Potere, nelle cui mani l’umanità è un grumo sanguinolento; carne da macello, buona solo per essere vanitosamente ostentata prima (in camera da letto o in un bordello) e, una volta maciullata, gettata via come uno straccio logoro.
Atto di forza, dunque, è un super-cult che, nonostante emulazioni varie, non perde il suo smalto con gli anni, anzi. Rimane, a lungo (e con piacere), impresso nella memoria. Da parte mia, avevo, infatti, già qualche ricordo del film, delle sue ultime scene in particolare (le inquadratura finali dei volti straziati e strazianti più che quelle del cielo sereno quale simbolo di un roseo “marziano” avvenire). Ebbene, ciò lo facevo dipendere dal fatto di averlo visto durante la mia infanzia (merito dei miei genitori che, su certe cose, si sono sempre dimostrati di manica larga), tuttavia, dopo aver (ri?)visto bene il film, sono indotto a ricredermi: è possibile che si trattasse di un economico svago di una Recall dei nostri giorni?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta