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Tamara, figlia della steppa

Regia di Jacques Tourneur vedi scheda film

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La recensione su Tamara, figlia della steppa

di Baliverna
5 stelle

Un Torueneur che è come un pesce fuor d'acqua gitò questa zoppicante e strana pellicola in cui i russi sono.... buoni.

Erano molti anni che sapevo dell'esistenza di questa pellicola, ma non ero venuto a sapere che fosse diretta da Jacques Toruneur. Pertanto, quando ho visto il suo nome sullo schermo alla fine del film, mi sono stupito. Una pellicola mediocre e di un tale argomento.... non avrei mai detto che fosse diretta dal regista dei drammi psicologici, dei noir, dei film dove il male è nascosto negli ambienti e nelle persone,

È possibile, comunque, che un certo pudore nel collegare il suo nome al film vi sia stato anche da parte dei distributori, o di Tourneur stesso; stranamente, infatti, pur essendo il regista, Toruneur appare sullo schermo solo alla fine del film. La sigla iniziale, invece, fa una presentazione un po' insolita dei personaggi con i relativi nomi degli attori, e una voce narrante. A proposito, vorrei sapere se questa voce, retorica e pomposa, esiste anche in originale; ho visto solo la versione doppiata e non sarebbe la prima volta che la voce narrante viene inserita e inventata di sana pianta dalla distribuzione italiana.

Quanto al resto, il film tira a campare – se così si può dire in poche parole. È una storia fuori dalle corde del regista, che probabilmente non credeva nel progetto. L'azione, infatti, si muove pigramente in interni di stampo teatrale, e in teatro di posa (eccettuato il finale), tra dialoghi accademici ed espedienti narrativi non sempre indovinati. A questo proposito, il film esalta l'eroismo dei russi (non si nomina l'Unione Sovietica) nel respingere gli invasori tedeschi. In certi momenti, tuttavia, sembra che la pellicola voglia spezzare una lancia per un po' di pacifismo, come nell'episodio del soldato tedesco intruso, che non uccide nessuno ma viene poi ucciso quando non era più necessario.

Poi, si è cercato di comporre un gruppo di personaggi il più variegato possibile, ma questo non salva il film li salva dall'ovvietà e da una piattezza strisciante. Più che personaggi vivi, sembrano delle maschere.

In generale, il messaggio della doverosa resistenza all'invasore è sacrosanto, ma la retorica in cui cade è, secondo me, una zavorra allo stesso messaggio.

In conclusione, vedo due soli motivi per guardarsi questo film: vedere il giovane ed esordiente Gregory Peck, e constatare l'esistenza di una pellicola americana che non parla male dei russi, ma anzi li esalta... In quel preciso momento storico le due potenze erano almeno formalmente alleate. Dopo Jalta, invece, (chissà cosa si disseroveramente Stalin e Roosevelt?) il breve idillio finì, benché fossero, in teoria, co-vincitori del nazismo.

P.S. Il titolo italiano è proprio buttato là. Tamara viene dal Tetro Grande di Mosca, e di steppa nel film non ce n'è affatto.

 

 

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