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Il meglio di me

Regia di Michael Hoffman vedi scheda film

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La recensione su Il meglio di me

di logos
6 stelle

Tratto dal romanzo omonimo di Nicholas Sparks e diretto da Michael Hoffman.

Non vi è dubbio che Sparks di successo in successo sa entrare nel cuore americano delle grandi masse, e questo è già un bene di per sé perché la lettura, qualunque lettura, aiuta alla riflessione.

 

Il film con la sua regia non si può dire che sia meno bello per la raffinatezza delle immagini, delle scene, ben ravvivate da eccellenti interpretazioni. E’ un’opera sull’amore, di quello che dura nel tempo nonostante l’avverso destino, e che si trasmette di generazione in generazione, intessendo le trame di un altro destino, raccontato nelle stelle, nel quale l’umanità, se ama davvero, può vedere riflessa la propria immagine buona, splendente di una luce che su questa terra viene spesso deturpata.

 

In una cittadina del North Carolina, due giovani liceali, Amanda e Dawson, si innamorano, nonostante la diversità dei caratteri. Tutto questo nel film non si vede all’inizio, ma emerge a poco a poco, quando gli ex amanti, oramai lontani da lungo tempo, sono costretti ad rincontrarsi dopo 20 anni per l’esecuzione testamentaria del loro caro amico e saggio Tuck, che fu per loro anche un padre delle loro esistenze giovanili. La lettera che lascia a ciascuno dei due personaggi, e che dovranno leggere in privato, farà affiorare tutti i loro ricordi di quando erano innamorati, dando vita a due storie dislocate nel tempo, quella dei due giovani amanti vent’anni prima e quella attuale, dove gli ex amanti sono infelici, perché non hanno realizzato la vita che sognavano.

 

Diventa interessante il paragone tra la vita passata e quella presente. In quella passata, i due protagonisti sono profondamente diversi di carattere, Dawson vive in una famiglia violenta, e nonostante i limiti che gli vengono imposti vuole perseguire il suo ideale di ricerca e di studio, mentre Amanda è una ragazza con tanti sogni, vitale, e toglie Dawson dalla sua solitudine, lo presenta alla propria ricca famiglia che, naturalmente, lo rifiuta, ma il loro amore continua imperterrito, trovando un riparo nella casa dell’anziano e saggio Tuck.

Nella vita attuale, ciascuno dei due vive un’esistenza senza senso. Lei si è sposata con un uomo che non ama, ha perso una bambina per via della leucemia, e si ritrova con un unico figlio. Tutto questo sia chiaro non viene detto subito, perché all’inizio dell’incontro per via del testamento, i due ex amanti tengono tra di loro le distanze, come se un oscuro passato pesa sulle loro vite, avendo impedito la prosecuzione del loro amore. E tuttavia, dovendo soggiornare per qualche giorno nella vecchia casa di Tuck per fare una cernita di quel che devono prendere, inizia tra di loro un dialogo che via via li riavvicina a colpi di flash back.

 

Perché hanno smesso di amarsi? Questa domanda riconcorre per quasi tutta la pellicola e crea una certa suspense, per via del confronto continuo tra la vita di un tempo e la vita attuale. Per gran parte del film, la trama regge, e anche bene. Il problema è che quando si viene a sapere il perché si erano lasciati da giovani, si rimane un po’ a bocca asciutta. Non posso dire ciò che è effettivamente successo per evitare spoiler, ma onestamente a me è sembrato un movente poco credibile per interrompere un amore così grande.

 

Chiarito il loro passato, i protagonisti riscoprono il loro amore perduto, e i vent’anni senza senso trascorsi diventano il destino che li ha portati a rinnovare il loro amore. Ma quest’amore deve fare i conti con la realtà, in particolare con quella di lei, che la lega a un marito e, soprattutto, a un sincero amore per il proprio figlio. Il film sembra riprendersi, ma poi abbiamo tre colpi di scena, l’uno accavallato all’altro, che, se sortiscono l’effetto di impressionare lo spettatore, ciò avviene con leggera fantasticheria, senza quel lavoro estetico che sappia cogliere la tipicità del dramma sentimentale dei comuni mortali. E quando la fantasticheria prevale sulla tipicità del giudizio estetico, si ha il rischio che l’arte venga meno al suo scopo, diventando semplice prestigio per soggiogare i cuori nel divertissement fine a se stesso, senza che si apra un mondo per scorgere il nostro mondo. E’ un peccato, perché la regia, la scenografia, gli attori, le atmosfere e anche i dialoghi sono davvero ben fatti. Ciò che non funziona, a mio avviso, è una trama troppo miracolistica, edulcorata, e frettolosa nella fine. E’ un film da vedere scena per scena, lasciando da parte la trama, perché è solo liberandolo dalla trama che possiamo davvero rapportarci a una rappresentazione lodevole delle emozioni e dei sentimenti che l’amore, così come qui viene rappresentato, è in grado di esprimere.

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