Regia di Stella Savino vedi scheda film
A scuola, nelle riunioni con i genitori, nei parchi dove i bimbi giocano. A colloquio con specialisti, esperti, madri di ragazzi affetti da ADHD, disturbo da deficit di attenzione/iperattività sempre più diffuso, diagnosticato e incontrollabile. Savino, in un percorso transoceanico tra Italia e Stati Uniti, mappa la disfunzione e le sue conseguenze, evitando accuratamente posizioni morali nette e lasciando campo libero ai soggetti interpellati. Una realtà bifronte, quella a cui lo spettatore si trova ad assistere, fatta di contraddizioni resistenti che hanno l’epicentro nelle persone colpite da ADHD, desiderose di fare (iperattività) e, al contempo, incapaci di mantenere l’attenzione su ciò che fanno (deficit di concentrazione). Dalle ragioni scientifiche della patologia alle modalità di cura, dalla scelta dei farmaci (quasi tutti, paradossalmente, a base di eccitanti) alle (dis)funzioni di questi ultimi, dai rischi nel rapporto con la scuola (problemi di apprendimento, assenteismo, bullismo) all’uso della terapia comportamentale come prevenzione, niente viene tralasciato in un documentario che nulla ha di cinematografico. Detto che il compito (e il valore) di ADHD Rush Hour è esclusivamente didattico/informativo, ci si interroga circa la bontà della sua destinazione nelle sale e ci si chiede se non sarebbe stato meglio trovarlo a disposizione (di tutti, indiscriminatamente) in un palinsesto televisivo o semplicemente online. In fondo, Savino con il suo doc svolge praticamente un servizio pubblico.
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