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Una notte al museo 3 - Il segreto del faraone

Regia di Shawn Levy vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Una notte al museo 3 - Il segreto del faraone

di Fanny Sally
6 stelle

Dopo l’inaspettato successo del primo film e un secondo capitolo realizzato come di consueto sull’onda del successo del capostipite ma molto meno ispirato e divertente, Shawn Levy prova a chiudere la saga per ragazzi avente come protagonista l’imbranato ma volenteroso guardiano Larry Daley, interpretato da Ben Stiller, alle prese con i pittoreschi e scatenati personaggi che animano le sale del museo di storia naturale di New York, in seguito ad un antico incantesimo egizio.

 

Il film si apre proprio con un prologo dal sapore più avventuroso e fanta-storico, proponendosi di far luce finalmente sulle origini del manufatto noto come “Tavola di Ahkmenrah”, mostrandone in un flashback il suo ritrovamento fortuito ad opera di una spedizione archeologica durante gli anni ’30.

Tutta la trama ruota in maniera più insistente proprio sulle virtù possedute da tale tavoletta, che sta oramai dissolvendosi, perdendo i suoi poteri. Ciò significa la morte di tutti gli abitanti del museo e il buon Larry si preoccupa di cercare una soluzione per impedire ai suoi amici di tornare ad essere delle semplici statuette inanimate, anche perché nel frattempo ha allestito grazie a loro delle spettacolari esibizioni per deliziare il pubblico che si reca a visitare le sale.

Scopre così che l’unico modo per evitare che la magia vada perduta è andare a chiedere consiglio al padre del giovane faraone che si trova al British Museum di Londra; ed è lì che tutta la sgangherata compagnia si recherà per scongiurare il pericolo che sta correndo.

Ovviamente il loro arrivo non mancherà di portare scompiglio, anche perché si troveranno ad affrontare un’invadente guardiana notturna e tutti gli altri variopinti personaggi del museo londinese.

 

Ancora una volta la magia e gli effetti speciali sono l’aspetto portante della storia che attinge molto alla parodia, mettendo alla berlina i personaggi storici e un’istituzione culturale di grande prestigio quale è il Museo di Londra.

 

L’intrattenimento, a patto che si regredisca ad un livello infantile o preadolescenziale, è assicurato, ma non sempre tutto scorre liscio come dovrebbe, in particolare certe gags che sfiorano il demenziale appaiono alla lunga ripetitive e prevedibili, mentre emerge un tema “nuovo” che arricchisce in parte le lacune di una sceneggiatura abbastanza scarna: la paternità vista in una triplice ottica e in diverse sfumature, tra le quali spicca indubbiamente come più particolare ed emozionante quella che riguarda proprio il protagonista Larry e il presidente Roosvelt, impersonato in una delle sue ultime apparizioni sullo schermo dal compianto Robin Williams che dona un pizzico di poesia e malinconia alla sua ironica interpretazione.

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