Regia di Shawn Levy vedi scheda film
Larry ha ritrovato la passione per il mestiere di guardiano notturno del museo più pazzo del mondo, ma ora è la tavola di Ahkmenrah ad ammantarsi di una strana muffa corrosiva, minacciando di mettere la parola fine alla magia che anima le sale dal tramonto all’alba. Dopo aver viaggiato da New York a Washington nel secondo capitolo, questa volta Ben Stiller vola con i suoi oltre l’Atlantico, al British Museum di Londra. Non li trasporta Amelia Earhart, poiché Amy Adams non fa più parte della compagnia, ma li attende Sir Lancillotto (Dan Stevens, direttamente da Downton Abbey). Con l’uomo di latta (e il naso di cera), Larry Daley e amici assomigliano a Dorothy e compagni sul sentiero di mattoni gialli per il verdetto finale e l’uscita da Oz. Il personaggio di Stiller ha trovato la sua strada e accettato che il figlio ormai cresciuto intraprenda la propria: rimane giusto il tempo per qualche marachella della scimmia Dexter, per qualche buona risata e per i saluti. Inutile dire che quello a Robin “Teddy Roosevelt” Williams è il più toccante e definitivo. Addio anche a Mickey Rooney, vecchio e dispettoso Gus. Tra i nuovi arrivati funziona bene l’alter ego cavernicolo del protagonista, Lè, e se la cava Rebel Wilson. Sul filo del nonsense l’apparizione di Hugh Jackman. Non si poteva andare oltre. La chiusa della trilogia è coerente e sentimentale, con un bacio a sorpresa tra chi non immaginereste mai.
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