Regia di Daniel Burman vedi scheda film
La locandina francese relativa a questa spiglita commedia argentina strilla: “Il Woody Allen argentino!”. Grande sciocchezza tendenziosa e studiata, per una commedia certo brillante e piuttosto godibile, che nasconde in fondo, ma molto in fondo, un certo discorso semiserio sugli equilibri che ognuno di noi si costruisce, finendo per dipendere in ogni modo da una figura che, più o meno marcatamente, finisce per condizionarti l'esistenza, magari migliorandotela, ma rendendoti succube o dipendente da una routine scelta o pianificata da altri.
E' la sensazione, allarmante e sottilmente spiacevole, che prova Santiago dal momento in cui il suo collega fraterno di trent'anni di lavoro, Eugenio, e condivisione di ogni hobbies, svanisce nel nulla, lasciandolo solo nella gestione del negozio di elettrodomestici che i due hanno aperto assieme e che da decenni conducono con un certo successo.
Da solo si fa per dire perché giorni dopo la misteriosa sparizione ecco apparire la spiritata e brillante consorte dello scomparso, figura prima praticamente invisibile o trasparente, che ora sopraggiunge in ditta con un piglio grintoso e creativo per fare sentire la sua a proposito di ogni decisione o prospettiva: dalla gestione commerciale ai particolari anche intimi della vita – da scapolone – di Santiago, che a sua volta si ritrova a fare i conti con una nuova ed improvvisata situazione di solitudine e smarrimento.
Che fine ha fatto Eugenio lo scoprirà chi avrà voglia e possibilità di godersi una commedia leggera, leggerissima, spiritosa, manierata e un po' prevedibile, che tuttavia almeno a tratti efficacemente esprime la volontà di un paese di raccontare anche storie più leggere, restando nei pressi anche frivoli della commedia che non rinuncia ad un sottofondo anche lontano di serietà, ma tenendosi lontani i drammi e le tragedie propri di un grande paese in cui il cinema indigeno è stato per tanto tempo un valido ed ineguagliato narratore per immagini e situazioni.
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