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Lei disse sì

Regia di Maria Pecchioli vedi scheda film

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La recensione su Lei disse sì

di (spopola) 1726792
5 stelle

scena

Lei disse sì (2014): scena

Più importante e necessario per ciò che dice che come lo dice (cinematograficamente parlando è davvero poca cosa) Lei disse sì di Mara Pecchioli è soprattutto il reportage di un matrimonio, ma di un matrimonio davvero “speciale” perché unisce due persone dello stesso sesso (nella fattispecie quello di Lorenza Soldani e Ingrid Lamminpää, “reali” protagoniste di questa bella storia d’amore che per andare in porto ed essere consacrata dalla legalità, si è potuta realizzare in terra di Svezia, luogo di origine da parte paterna di Ingrid, e non certo qui in Italia dove entrambe sono cresciute e vivono (per l’esattezza proprio qui a Firenze) e dove anche il certificato che sancisce l’unione rimarrà purtroppo carta straccia.

 

scena

Lei disse sì (2014): scena

Il suo valore sociale e di documentazione, è dunque quello di aver messo in evidenza, denunciandola con chiarezza (e di averlo fatto, sia pure con qualche piccolo eccesso di retorica, con garbo e leggerezza), la grave arretratezza del nostro sistema-paese sulla materia scottante dei diritti civili (che non è solo in questa direzione ovviamente che fa acqua, poichè riguarda anche molti altri aspetti della vita quotidiana) un terreno scivoloso anche per le interferenze ecclesiastiche inaccettabili in un paese che si definisce laico che ci ha relegati in basso, vero e proprio fanalino di coda dell’Europa (le macroscopiche anomalie che ci affliggono dovrebbero essere – ma purtroppo non lo sono – sotto gli occhi di tutti e da tutti stigmatizzate).

L’autarchia campanilistica fascistoide e religiosa di questa nostra povera Italia dove le persone sono in buona parte più avanzate e aperte delle istituzioni che la governano, risulta di conseguenza ben documentata e messa alla gogna da questa docufiction che per incidere maggiormente avrebbe dovuto avere a mio avviso anche una “forma” cinematografica più smagliante invece di limitarsi ad essere un filmino poco più che amatoriale non solo per quel che riguarda le riprese della “cerimonia”, ma anche nel mostrarci tutto ciò che la precede, comprese le interviste alle due promesse spose e agli invitati (amici e familiari) che poco si differenzia  dai fasti un po’ bolsi di ogni matrimonio istituzionalizzato, e si avvicina troppo (e pericolosamente a mio avviso) a ciò che in forma più privata viene sempre documentato da ogni nuova famiglia coinvolta nell’evento, quale ricordo ufficiale da riguardare con qualche commozione, di quello che viene definito “il più bel giorno della propria vita”.

E’ dunque in questa sua omologazione (credo frutto di una scelta ben precisa che conferma per altro molto bene l’estrazione borghese della coppia), che si disperde buona parte del valore e del senso di quello che avrebbe dovuto essere il suo obiettivo primario,  tanto che alla fine del film non resta molto impresso (anche di cui parlare), se non la speranza che prima o poi (ma io ormai ne ho viste troppe e al riguardo sono pessimista) qualcosa si smuova e che la società anche italiana riesca a superare l’enpasse delle troppe palle al piede e diventi davvero aperta e moderna, anche se sembra che adesso il vento stia soffiando in tutt’altra direzione.

 

scena

Lei disse sì (2014): scena

Se Lei disse sì, riesce dunque ad aggirare i rischi della pellicola a tesi, è soprattutto grazie alle parti che precedono la cerimonia (in particolare le interviste alle due promesse spose e principalmente la reazione spontanea di un bambino non ancora condizionato dalla morale corrente, che candidamente dichiara di non capire perché due ragazze innamorate debbano recarsi così lontano per potersi sposare e rendere ufficiale la loro relazione), poichè nella parte dei festeggiamenti veri e propri (lancio di bouquet compresi) l’aspetto politico dell’operazione quasi si dissolve, e tutto si riduce a quella che potrebbe essere definita la solita commedia di ogni matrimonio. ed è proprio su questo aspetto che esprimo soprattutto le mie riserve:  più incisività e meno sfarzo meno compiacimenti non avrebbe certo nuociuto (mi  riferisco ad alcune dichiarazioni degli invitati che sembrano essere quasi “promozionali” e un tantino troppo “caricate”).

 

scena

Lei disse sì (2014): scena

Al di là di alcuni momenti abbastanza divertenti e che fanno comunque scorrere piacevolmente la visione della pellicola,  c’è davvero poco altro da aggiungere, se non per fare alcune riflessioni collaterali, a partire dal fatto che l’idea ha preso corpo da una specie di blog (non so se si possa davvero definire così) che le due ragazze, compagne di vita da sette anni, tengono su Facebook : Lorenza, laureata in  Scienze della Formazione che lavora in una cooperativa che si occupa di ricerca sociale e percorsi di partecipazione, e Ingrid, di madre italiana ma di padre svedese laureata in Architetturan ed è specializzata in grafica (saranno proprio le sue origini a facilitare e rendere possibile la loro trasferta in Svezia e a rendere più snelle le pratiche necessarie per il matrimonio).

 

locandina

Lei disse sì (2014): locandina

 

Realizzato grazie al sistema del crowdfunding, rappresenta inoltre un’ulteriore conferma che se si è determinati e lo si vuol proprio fare, al giorno d’oggi non è poi così difficile arrivare a realizzare un film: il vero problema  è successivo ed è quello ormai annoso della distribuzione, di come farlo arrivare allo spettatore, soprattutto a un pubblico più vasto e trasversale. Quel pubblico  che credo mancherà anche a Lei disse sì, il che si traduce in una vera e propria “censura di mercato” che finisce per limitare ulteriormente la portata politica della scelta e dell’impresa che si riverserà poco e male in termini di conoscenza condivisa lasciandolo un oggetto sconosciuto ai più. Relegato in poche sale e in altrettante risicate proiezioni spesso autopromosse, rischia infatti di essere visto al di là degli “amici e dei parenti”, soprattutto dalla limitata schiera di persone che già conoscono il problema e alla risoluzione del quale sono favorevoli, ma mancherà il rapporto dialettico con gli oppositori (visto infatti la sua limitata penetrazione non ci sarà questa volta nemmeno qualcuno del Mogie o di altre aberranti associazioni che farà sentire la sua voce indignata, e meno ancora che pretenderanno di innalzare steccati e barricate a strenua difesa della famiglia tradizionalmente intesa) che potrebbe per lo meno accendere un dibattito  di contrapposizione teso a ribaltare quelle tesi assurde e ribadire che al di là dei pezzi di carta, la vera e unica famiglia è quella fondata sull’amore e che a tutte quelle che possono attestare questo, deve essere offerta pari dignità e diritti al di la di ogni altra considerazione (la forma la scelgano pure lorsignori, l’importante è che si raggiunga questo risultato: sarebbe un primo passo davvero fondamentale).

Un’altra riflessione (anche molto curiosa) è quella intorno al fatto che mentre Lorenza ha avuto il pieno appoggio della sua famiglia e un’accettazione davvero incondizionata (che il padre esterna   con  qualche eccesso di “passione”) Ingrid al contrario e nonostante la composizione cosmopolita delle sue origini, è stata invece  brutalmente “rifiutata” praticamente disconosciuta quasi scacciata di casa (e si avverte prepotente la voglia di saperne di più al di là delle scarne dichiarazioni dell’interessata), cosa che rimane sorprendente non solo per il fatto che un padre svedese avrebbe dovuto essere più aperto, ma anche perché intorno a lei – e li ritroveremo tutti nella festa per il matrimonio - ci sono nel suo stesso nucleo familiare altre coppie “non conformi” – passatemi  la definizione, segno evidente che al di là delle nazioni e dei governi, l’apertura e l’accettazione sta principalmente nella capacità (e nell’intelligenza) che si ha di capire o di volerlo fare, di porsi domande senza pregiudizi.

 

scena

Lei disse sì (2014): scena

Se il tema dunque meriterebbe una valutazione alta, non altrettanto si può dire dello stile, e allora… mediando le due cose (e soprattutto tenendo conto di quanto ho provato a esporre anche come considerazioni collaterali), personalmente devo arrendermi all’evidenza della pochezza “cinematografica” dell’operazione  che non mi permette di andare oltre le due stelle e mezzo.

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