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La Deutsche Vita

Regia di Alessandro Cassigoli, Tania Masi vedi scheda film

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La recensione su La Deutsche Vita

di mm40
4 stelle

Documentario di un italiano a Berlino sugli italiani a Berlino.

 

Lo spunto è sociologicamente interessante, al passo con i tempi: si parla di migrazione e naturalmente gli italiani ne sono fra i principali protagonisti, da sempre e particolarmente in questi anni; nel 2013 la comunità di nostri compaesani a Berlino è nutrita - si parla di 20mila ufficialmente residenti... più gli altri - e, com'è ovvio, variopinta e in grado di fornire molti indizi sulle ragioni di tale massiccio spostamento, nonchè di raccontare nei dettagli esperienze di vita vissuta molto dissimili fra loro, ma accomunate da uno spirito inquieto di ricerca esistenziale. C'è chi nella capitale tedesca vive da oltre 40 anni e chi da poco, chi si è integrato meglio e chi peggio, chi ha trovato l'amore, chi il lavoro, chi entrambi e chi nessuno; all'interno della manciata di testimonianze raccolte nell'ora tonda di durata del film, viene colto come protagonista Massimiliano, aspirante attore o sedicente tale, in realtà vitellone gaudente, per sua stessa ammissione, non a caso chiamato a un provino cinematografico per un ruolo di regista 'alla Fellini'. E così anche il legame con il (bello, audace, intrigante) gioco di parole del titolo è sistemato. Purtroppo però i fatti narrati in La deutsche vita sembrano sistemati artificiosamente, per intenderci: alla Michael Moore, e la maniera in cui il documentario procede ondeggiando qua e là fra le varie storie risulta infine un po' dispersiva, tratteggiando figure più incisive come quella di Massimiliano o di Gigi, fotografo per passione, e lasciando sullo sfondo altri personaggi, altre problematiche, altre domande che pure avrebbero meritato sviluppi ulteriori, ma chiaramente con un raggio d'azione tale, in termine di argomenti, non sarebbero bastate altre dieci ore di film; la recitazione inoltre non è mai spontanea e anche questo pesa abbastanza sulla riuscita del lavoro. Ulteriori dubbi sorgono sulla questione degli stereotipi messi in scena: l'italiano pappagallo mammone che tiene famiglia e gesticola, parlando freneticamente e sopra agli altri, con una musica a base di mandolini in sottofondo è forse un buon modo per descrivere un popolo per sommi capi, ma non può dirsi altrettanto per un'indagine curiosa e anticonformista come questa vorrebbe essere. 4/10.

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