Regia di Pete Docter vedi scheda film
L'ultimo capolavoro della Disney/Pixar è in pratica un viaggio nella mente e (soprattutto) nelle emozioni di un'adelescente americana costretta a cambiare casa e a trasferirsi in una nuova città e dei cambiamenti e delle difficoltà emotive che, inevitabilmente, tali vicessitudini comportano.
Ma non è semplicemente una storia di formazione o di crescita che è invece la "scusa" per cercare di mostrare, in maniera semplice e lineare ma comunque efficace, il delicato equilibrio emotivo e psicologico di un adolescente durante la pubertà, quando in fondo si è ancora bambini e ci si appresta, spesso traumaticamente e con difficoltà, ad entrare nel mondo degli adulti.
Questa fase di passaggio nel film è narrata direttamente dalle emozioni della protagonista (Gioia, a capo del gruppo composto da Tristezza, Rabbia, Disgustio e Paura), a loro volta totalmente impreparate al confronto con la crescita e il cambiamento e che porterà inevitabilmente a rinunce, sacrifici ma anche a nuove speranze e ad apprendere qualcosa di più su se stessi ma, soprattutto, a perdere una parte importante di sè per la necessità obbligata di creare spazio e posto, anche emotivo, ad una nuova fase della propria vita.
Inside Out racconta quindi di crescita e di formazione ma anche di distacco dall'infanzia con grande capacità narrativa e rispetto, con grazia ed emozione, ruscendo a ricreare la complessità e la varietà del pensiero umano, dandone un'interpretazione originale e riuscitissima, senza eccedere in scorciatoie tecniche o narrative troppo improbabili ma anzi con semplicità ed eleganza.
Divertenti e centrati i concept dei personaggi e vincente la trovata di cercare di rendere tangibili e semplificate, almeno visivamenti, le emozioni che governano la psiche delle persone trasformandole quindi in qualcosa di reale.
Registicamente la pellicola si muove esattamente nella tradizione Pixtar: incredibilmente classica, per chiarezza ed eleganza, e meravigliosamente fluida, per ritmo ed energia, e con un complicatissimo (e difficilissimo) equilibrio tra divertimento ed emozione del quale, purtroppo, in troppi danno ormai per scontato.
Stesso discorso riguardo al punto di vista tecnico e immaginifico del film, che ricalca senza proporre veramente nullo di nuovo lo standard di eccellenza a cui ci siamo ormai, forse, troppo abituati ma che è e rimane comunque elevatissimo.
Ma il maggior pregio della Pixar non risiede soltanto nella tecnica, in continua evoluzione e quindi perfezionabile, ma dalla forza emotiva e drammatica delle loro storie costantemente originali e interessanti, anche quelle meno riuscite, perchè la prima regola è avere comunque una storia che valga la pena di essere raccontata e solo successivamente si cerca la miglior tecnica necessaria per raccontarla, possibilmente al maggior pubblico possibile ma al contempo anche senza sacrificarne la sostanza o la comunicabilità.
Inside Out infatti è un film per bambini soltanto per semantica ma è in realtà un film d'animazione dedicato più agli adulti o a chi anagraficamente ha comunque affrontato certe esperienze, seppur semplificate ed adattate per non escludere anche i più piccoli di età, come è naturale che sia per un prodotto Disney e come è ulteriormente reso evidente dalla mancanza di una emozione difficile ma fondamentale e con un'importanza enorme nello sviluppo emotivo durante quegli anni come il piacere, emozione che però avrebbe potuto creare qualche problema in quanto direttamente collegato alla scoperta della sessualità, propria o altrua, tipica proprio della pubertà.
Infine, e a mio parere, l'unico effettivo problema del film e che è narrato in maniera talmente semplice e spontanea che facilmente ci si dimentica che la genialità di Inside Out non è nell'idea in se stessa, non certo originalissima, ma nel metodo e nel modo con il quale si è scelto di raccontarla, tale idea: con una tale immaginazione e freschezza, con una tale emozione che in realtà meriterebbe soltanto il nostro applauso.
VOTO: 8
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