Regia di Pete Docter vedi scheda film
Come funziona la mente umana? Come si forma il carattere? E che valore hanno i ricordi nella nostra esistenza?
A questi interrogativi prova a rispondere “Inside out”, ultimo film della Pixar in cui una sceneggiatura tra il geniale ed il fantasmagorico mostra allo spettatore i meccanismi del carattere umano. Ed ecco che i classici protagonisti, la piccola Riley ed i suoi genitori, passano sullo sfondo delle vicende, lasciando spazio a Gioia, Paura, Tristezza, Disgusto e Rabbia, i cinque sentimenti predominanti secondo la concezione di uno squadrone di ispiratissimi sceneggiatori.
Ciò che impressiona è la verosimiglianza di un meccanismo immaginario. Nulla di scientifico, soltanto fantasia. Eppure l’invenzione dei ricordi in biglie di vetro, le isole del carattere, l’oblio, la stanza del subconscio o quella dei pensieri astratti, il treno dei pensieri (che si ferma durante il sonno), ma soprattutto l’invenzione delle 5 leve dell’atteggiamento, in cui il predominio di una di loro indirizza il carattere del soggetto, sono un effluvio di fantasia come non si vedeva da tempo. E insieme rappresentano un esercizio di concretizzazione razionale di concetti tanto astratti da risultare quasi impossibili da rappresentare. Qui invece l’intuizione, il genio di Pete Docter e compagnia, ipotizzano un’idea talmente vincente che non ci sarebbe stato bisogno d’altro. Nemmeno di metterla su schermo.
Ed invece la scrittura eccelle in istrionismi, citazioni, omaggi (alla pittura astratta il più riuscito) diretti inequivocabilmente agli adulti, con buona pace dei bimbi (in sala la stragrande maggioranza), che non possono non ridere ai parossismi dei 5 protagonisti, o alle cialtronerie di Bing Bong, alle peripezie da circo di Gioia, agli scatti di ira di Rabbia, alla fifa blu di Paura, alla puzza sotto al naso di Disgusto o all’apatia di Tristezza. Mentre i genitori non possono non cogliere dietro alle consolle del padre e della madre di Riley i tratti tipici di uomini e donne moderni (attenta, premurosa, scaltra lei, ottuso, lento, distratto lui). Con la conseguenza che, seppur per motivi differenti, all’uscita dalla sala ogni spettatore sfoggia involontariamente tutta la dentatura, ricordando le numerosissime scene cult che certamente entreranno nell’immaginario collettivo con grande forza.
Da segnalare i bei disegni, le ottime caratterizzazioni, oltre alla sceneggiatura ed al soggetto su cui andrebbe scritto un trattato. “Inside out”, pur essendo un film molto divertente, offre tuttavia grandi momenti di riflessione e commozione, come giusto ed imprescindibile contraltare della felicità, a cui, ed è il film stesso ad indicarlo con una sorta di autocitazione, la mestizia è contropartita necessaria.
Divertente, intelligente e sorprendente. Un capolavoro in cui si riscontra una genialità ed una creatività che non si vedeva in un lungometraggio animato dai tempi di “Alice nel paese delle meraviglie”. Il discorso “miglior film d’animazione” ai prossimi Oscar è già chiuso.
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